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29 Giugno 2020 ,

Nadine Shah Kitchen Sink

2020 - Infectious Music
[Uscita: 26/06/2020]

Le ottime uscite discografiche di questo terribile 2020 non sembrano finite e qui ne abbiamo la prova. Parlando giusto pochi giorni fa dell’ottimo disco di Brigid Mae Power, avevamo sottolineato come quel lavoro si potesse considerare il migliore del 2020 in ambito femminile, al pari delle nuove scintillanti prove di Laura Marling e Fiona Apple. Ecco, è proprio a quest’ultima artista che Nadine Shah sembra aver rivolto le sue attenzioni, questo splendido “Kitchen Sink”, suo quarto lavoro solista, recupera in parte certe geniali intuizioni della Apple, quel gusto di sperimentare, quei ritmi frastagliati, che fanno di lei artista geniale e coraggiosa. Sarà probabilmente il sangue misto che scorre nelle vene di Nadine Shah, nata in Inghilterra ma con genitori mezzi norvegesi e mezzi pakistani, che fa sì che le sue uscite discografiche non siano mai state banali o allineate allo standard medio delle sue colleghe. C’è sempre un qualcosa che fa sì che la 34enne inglese riesca sempre a sorprendere i suoi ascoltatori con prodotti di qualità e senza alcun compromesso commerciale. Se vi aspettate da una come lei un singolo per scardinare le porte del mainstream, siete decisamente sul sentiero sbagliato. E’ una ragazza che nei suoi lavori ha sempre preso a cuore i problemi dei rifugiati di tutto il mondo, oltre a essere una femminista convinta, difficile nelle sue liriche trovare sdolcinatezze o farsi melense. Quando prima parlavamo di non essere mai banali. Anche per lei non deve essere stato facile registrare il nuovo disco in regime di pandemia, fra le altre cose l’Inghilterra è stata pure colpita pesantemente dal virus, più di tutto sembra averle pesato la lontananza dai musicisti della sua band visto che il lockdown non ammetteva eccezioni. “Kitchen Sink” è un disco che parla della condizione femminile nell’anno 2020, del tempo che passa e del dramma del diventare vecchia senza avere figli, ma pure di donne che hanno incontrato uomini che le trattavano come bambine o che non hanno dato loro la giusta considerazione. Nadine ha chiesto il parere di molte donne prima di stendere i testi del disco, fra le colleghe musiciste ma non solo. Infine, non è rimasta indifferente al problema della comunità nera e i recenti fatti e disordini negli Stati Uniti l’hanno toccata nel profondo anche in virtù delle sue origini pakistane. Il disco, prodotto ancora una volta da Ben Hiller, si apre con una canzone dal titolo programmatico come Club Cougar, forse l’unica traccia qui presente, insieme alla seguente Ladies For Babies (Goats For Love), che possa venir ricordata rapidamente avvalendosi anche d’arrangiamenti potenti e gioiosi. Con Dillydally dobbiamo pure scomodare un altra magnifica e sottostimata artista come Melanie De Blasio, visto che questa traccia sembra proprio scritta e interpretata dalla brava cantante belga.Tolte queste eccezioni il resto del disco presenta quell’approccio alla materia che la accomuna oltre che a Fiona Apple anche a grandissime come Ani DiFranco e Pj Harvey, come dire il meglio o quasi di un certo modo di fare musica con animo femminile. Trad è di nuovo una canzone ricca di melodia ma poi arrivano i ritmi contorti della title-track, le tracce più rilassate come Kite e Wasps Nest mentre Ukrainian Wine e il maestoso finale di Prayer Mat ricordano proprio PJ o volando con la fantasia anche la Siouxsie Sioux dei primi eighties. La voce di Nadine Shah vola sempre alta, in un lavoro come questo è una sorta di strumento aggiuntivo, riesce sempre a modularla e cambiare tono e registro adattandoli alla complessa struttura delle canzoni, forse le più brillanti che abbia composto in una carriera ancora relativamente breve, visto che il primo album risale al 2013. “Kitchen Sink” è un disco da assaporare con calma, necessita di diversi attenti ascolti per cogliere tutte le sfumature e le finezze in esso contenute. Una splendida conferma per Nadine Shah, ormai al top della propria maturità artistica.

Voto: 8/10
Ricardo Martillos

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