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1 Giugno 2017 , ,

Kelly Lee Owens KELLY LEE OWENS

2017 - Smalltown Supersound
[Uscita: 24/03/2017]

Galles 

 

Dopo l'uscita dell'ep “Oleic” ecco che ora con questo album eponimo il debutto sulla lunga durata della gallese Kelly Lee Owens, già attiva, fra le altre cose, come bassista degli History of Apple Pie e collaboratrice di Daniel Avery. Esperienze musicali diverse che tornano nell'originale proposta della ventottenne gallese che, prima di tutto, si fa notare e apprezzare per la sua voce eterea dai toni scuri ed evocatrice di atmosfere sognanti e metafisiche, qualcosa fra Beth Gibbons ed Elizabeth Frazier. Così accanto a influenze dream pop, ma i sogni non sono soltanto colorati e forieri di un mondo migliore, ma possono anche turbare, inquietare, nutrirsi dei lati nascosti della nostra psiche, i suoni oscillano anche fra durezze techno, ipnotici drone, martellante dance. Corre sotto traccia nell'album una tensione fra queste due anime, una che cerca nella musica una pacificazione, il raggiungimento di un equilibrio, privilegiando i momenti meditativi, di raccoglimento, potremmo dire buddisti pensando anche alla figura di Arthur Russell esplicitamente citata nel brano Arthur, l'altra più tormentata, dura, prevalgono allora i suoni più freddi e martellanti, ossessivi della techno.

 

Ecco sono queste due anime che troviamo in questo convincente esordio di Kelly Lee Owen, anime che si compenetrano, divergono, oscillano, ma che non si elidono, non confliggono, dando così al disco un indirizzo tutto sommato coerente. Molto bella la traccia che dà avvio al disco, S. O., sia la voce, quanto mai evocativa che sembra allungarsi verso lo spazio, sia un'elettronica molto emozionale rendono il brano denso e ricco d'atmosfera. Il personalissimo omaggio, già citato, ad Arthur Russell è un ipnotico crescendo di beat elettronici di sicura presa, così come Anxi, che vede accanto alla Owens la norvegese Jenny Hval, le voci femminili si innalzano sognanti seguendo pattern elettronici sempre più iinquieti e disturbanti.

Nella seconda parte il disco vira maggiormente verso territori più propriamente techno e dance, nell'ossesiva Evolution, nella dance aliena e psichedelica di Bird, ma c'è anche spazio per il pop sognante e rasserenante di Throwing Lines.

Si ritorna paralax-kelly-lee-owensin una sfibrata notte techno con CBM, acronimo che condensa il verso ripetuto in loop dalla Owens come in un ossessivo sussurro: «The colors, the beauty, and the motion». Keep Walking rimanda immediatamente a Teardrop dei Massive Attack, mentre la conclusiva 8 offre quasi dieci minuti di drone, un sitar, un basso cupo, asfissianti synth, martellanti percussioni metalliche e le apparizioni fantasmatiche della voce creano un'intensa, irrequieta e ipnotica atmosfera. Un disco molto personale che denota le qualità e la sensibilità della musicista, un nome di cui sentiremo ancora parlare nell'ambito dell'elettronica femminile.

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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