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13 Gennaio 2020 ,

Gabriele Gasparotti Istantanee Vol.1

2019 - Dio Drone, Dornwald Records, Il Dio Selvaggio
[Uscita: 12/12/2019]

Gabriele Gasparotti è uno sperimentatore elettroacustico che in questo suo lavoro, "Istantanee", registra su diverse tipologie di nastro i suoni ottenuti da sintetizzatori analogici (Buchla, Korg), giradischi Vestax Controller One, suoni preregistrati, trio d’archi e pianoforte preparato e nella fase di missaggio decide come plasmarli, quali elementi mettere in risalto, come dosare le tonalità e come filtrare il materiale prodotto. Allievo di Riccardo Sinigaglia e Giuseppe Giuliano al conservatorio Verdi di Milano, Gasparotti usa i suoi collage elettronici in modalità onirica e surrealista. L’intervento manuale e la strumentazione vintage ci riportano ad alcune brillanti sperimentazioni di musica concreta quali quelle di Maurizio Bianchi o Nocturnal Emission nelle loro fasi più ambientali e subliminali. D’altro canto si avverte anche una tendenza a procedere per immersione e improvvisazione nel tentativo di associare alla musica una serie di immagini e proiezioni attinenti al lato più oscuro e insondabile della psiche. E qui sicuramente entra in gioco la scuola di comunicazione visiva e l’estetica simbolista, ascetico-astrattista di Sinigaglia, ampiamente illustrata nei magistrali progetti di Correnti Magnetiche e Futuro Antico. Molto interessante il lavoro precedente di Gasparotti in collaborazione con Nicola Bogazzi, “Extrema Ratio”, uscito per Il Dio Selvaggio a fine 2018. Delle libere associazioni e degli abbozzi musicali che avrebbero dovuto essere l’ideale colonna sonora del film perduto di Alberto Cavallone, "Maldoror - Il Dio Selvaggio". In "Istantanee Vol.1" si porta avanti il discorso sulla base delle idee già espresse in "Extrema Ratio". Fluire rocambolesco di tensione immanente, l’incessante ricomporsi della materia che è movimento, è suono, è verità come relazione e godimento delle unicità messe in gioco. Verità agita e rigetto dell’oggettività postulata che sicuramente è facile ritrovare tanto nel poema di Lautréamont che nella filmografia di Alberto Cavallone. Da riscoprire almeno i suoi pochi film non andati perduti come "Zelda" e "Blow Job". Ed è proprio il vigore disperato delle idee a caratterizzare queste istantanee, l’intuizione caotica, vivida e disordinata. Se ne sente tutta l’impellenza e insieme il raffinato gusto per l’assemblaggio. Il sapiente accostamento dei paesaggi sonori è tanto ondivago quanto ammaliante, attrattivo, estatico. Complice anche la suggestione evocata dalla strumentazione nella quale l’intervento e il guizzo del manipolatore diventa determinante nel risultato finale prodotto. La sfida dell'alea nel tocco estemporaneo. E qui c’è un inspiegabile sapore nostalgico, iconografia del perduto ancestrale e atavico (Istantanea N.1), fascinazione esoterica (Istantanea N.9). Ma in alcuni passaggi si ritrova anche il vero e proprio gusto del gioco: l’idea plasmata, creatività  e ausilio del mezzo tecnologico impiegato per finalità pensate. Istantanea N.3 ci ricorda l’eccellenza performativa di Marino Zuccheri nello Studio di Fonologia e le nebulose evanescenti con quelle pulsazioni di umanesimo robotico di Istantanea N.2 e N.8, sanno tanto dei racconti cinematici di Gino Marinuzzi jr al Fonosynth ("Terrore Nello Spazio" su tutti) o il suo "Traiettorie", realizzato proprio per il celebre studio di sperimentazione elettronica di Milano.

Voto: 7.5/10
Romina Baldoni

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