The Flesh Eaters I USED TO BE PRETTY
[Uscita: 18/01/2019]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Se chi legge è abbastanza anziano da ricordarsi dell'originario punk californiano fine anni '70/prima metà '80 (quello iconico di X, Germs, Fear, e tanti altri) non può non fare riferimento anche ai Flesh Eaters del cantante/filmaker/poeta Chris Desjardins, una delle band più anomale e carismatiche di quella scena. Le acide e 'maledette' performances vocali del leader Chris D travalicavano il concetto di punk tout-court, come il sound della band, dilatato e psicogeno. Il picco della loro produzione fu raggiunto in un album del 1981, "A Minute to Pray, A Second to Die" che viene ricordato ancora oggi come uno dei capitoli più esaltanti di quegli anni irripetibili.
A sorpresa, quasi 38 anni dopo, Chris D riunisce in "I Used To Be Pretty" la line-up di quel disco che comprendeva alcuni tra i protagonisti più importanti di quella scena punk che è entrata nella storia: il chitarrista Dave Alvin, il sassofonista Steve Berlin, Bill Bateman (drums), ricordati per la loro militanza nei Blasters (Berlin in seguito anche nei Los Lobos), John Doe (bass guitar) e DJ Bonebrake (drums), due quarti di quei formidabili X che potevano vantare come vocalist l'iconica Exene Cervenka (oltre lo stesso John Doe, in duetti formidabili). Chris D si avvale poi del contributo vocale di Julie Christensen, che era apparsa anche in "Miss Muerte" (Atavistic, 2003) dei Flesh Eaters. Il risultato, un disco probabilmente 'una tantum' destinato a rimanere tale, è incredibile, vibrante come e spesso più di quei giorni, un patto con il diavolo di Chris Desjardins (nella foto giù a sinistra, lancinanti le sue performances vocali) che restituisce modalità e sound miracolosamente non scalfiti dalla rugginosa usura del tempo, anzi mirabilmente maturati.
Ad essere riproposti sono alcuni esaltanti episodi della discografia dei Flesh Eaters, stranamente nessuno da "A Minute to Pray, A Second to Die", più tre significative cover che pescano a caso nella variegata storia del rock: The Green Manalishi dei Fletwood Mac di Peter Green, She's Like Heroin to Me dei seminali Gun Club del compianto stregone Jeffrey Lee Pierce, Cinderella dei garagisti ante litteram Sonics. L'unico nuovo brano, Ghost Cave Lament (a firma Dave Alvin/ChrisDesjardins) è una tormentata trascendentale preghiera psichedelica, tour de force di oltre tredici minuti, che clamorosamente conferma lo stato di grazia di questi attempati signori del rock californiano.
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