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6 Marzo 2014 ,

Current 93 I AM THE LAST OF ALL THE FIELD THAT FELL: A CHANNEL

2014 - The Spheres
[Uscita: 03 /03/2014]

current 93# Consigliato da Distorsioni

 

L’oscuro sacerdote dell’occulto, del tenebroso, del mistico e del soprannaturale, David Tibet, torna ad officiare i suoi misterici riti musicali, evoca forze primigenie e ctonie, infernali e alchemiche fra i fumi dell’incenso e dello zolfo e lo fa nel migliore dei modi, sì perché questo suo nuovo disco regge il confronto con le sue opere migliori e più ispirate, come “Black Ships Ate The Sky”. Folto come sempre lo stuolo dei collaboratori disposti a mettersi al servizio del sommo sacerdote David Tibet e dei suoi incubi, partecipando al sabba musicale da lui accuratamente orchestrato. Elencare i nomi dei partecipanti significa entrare nel mondo musicale e nelle passioni di David Tibet, dal folk britannico più oscuro e gotico al free jazz, dal blues più sporco e contaminato all’indie più irrequieto, all’avantgarde. Ecco così Jon Seagrott (clarinetto basso e flauto) e Bobby Watson dei Comus che con la sua angelica voce fa da contrappunto incantevole al recitato drammatico e angoscioso di Tibet in brani come The Invisibile Church e Kings and Things, Jack Barnett  dei These New Puritans (organo, sound design, voce), Tony McPhee (chitarra elettrica e acustica) e Carl Stokes (batteria) dei Groundhogs. 

 

Ed ancora Ossian Brown (hurdy-gurdy) di Coil e Cyclobe, Reinier Van Houdt (piano) dell’olandese Ives Ensemble, il poeta Norbert Kox che recita brani dei suoi poemi, Antony Hagerty e Nick Cave strabilianti cantori nei brani loro assegnati. Tibet sa scegliere benissimo e sa valorizzare le personalità dei suoi collaboratori che si integrano david tibetmeravigliosamente nel suo complesso e immaginifico universo musicale e mentale, esaltando e contrappuntando la sua tormentata voce. In questo album il ruolo principale, oltre ovviamente alla voce di Tibet, è affidato al piano, sempre presente a tinteggiare la musica fra drones, passaggi atonali, fraseggi inquieti aleggianti di malinconia e spazi tenebrosi, ma anche il sax di Zorn diventa determinante in rabbiose impennate free (Those Flowers Grew e nel deflagrante free di Spring Sand Dreamt Larks) e in impareggiabili melodie intrise di malinconia (in I Could Not Shift the Shadow alle note del sax di Zorn è affidato il compito di concludere in modo struggente il disco in perfetta sintonia col canto dolente e monocorde di uno strepitoso Nick Cave). Gli undici brani di cui è composto “I Am The Last Of All The Field That Fell” galleggiano in un mood scuro e malinconico che talvolta si incendia di rabbia e disperazione o viene illuminato da lampi psichedelici.

 

Il suono sembra provenire dall’antro fumoso di una moderna Pizia, e Tibet ci avvinghia come un ascetico profeta nelle spire del suo canto angosciato e nei travagli dei suoi incubi più reconditi. Non facile scegliere fra le composizioni, oltre ai brani citati c’è la declamazione ricca di pathos di With The Dromedaries solo per piano e voce; Mourned Winter Then: anche gli abitanti delle tenebre sentono il bisogno di un po’ di pace ed ecco current 93allora scaturire misteriosa e ineffabile, sublime armonia delle sfere celesti, la voce di Antony Hagerty a placare le nostre anime ferite. Prima dell’esplosione di And Onto PickNickMagick: trionfo della follia dionisiaca, figlia di contraddizioni e lacerazioni, ebbra di inquietudine e tormenti, la voce sembra prorompere da profondità ancestrali, è sofferente e furiosa; la base musicale sembra ritrarsi intimidita da tale esplosione di pathos, gli strumenti si contorcono  su se stessi, si ritraggono quasi spaventati dinanzi al dolore lancinante insito nel canto. Ma tutto il disco è di qualità sopraffina, ‘atterra e suscita’ in un’esperienza musicale unica e straordinaria.

 

Voto: 8.5/10
Ignazio Gulotta

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