Heinali & Matt Finney HOW WE LIVED
[Uscita: 11/08/2017]
Ucraina-Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
La collaborazione tra Heinali (Oleg Shpudeiko) e Matt Finney è sempre stata particolare. Oleg Shpudeiko è un compositore autodidatta che vive a Kiev. A distanza di dieci anni dalle prime produzioni autoprodotte ("Radioactive Illusion", 2002), il musicista ucraino è riuscito ad affermarsi con lavori che spaziano dall’ambient minimale ("Fade", 2011) ad un minimalismo cosmico ("The Sun Will Rise Yet We Won't Be Here", 2010), dal drone-noise ("A Wave Crashes", 2015) al modern classical ("Sway, sway", 2013), sino all’ultimo più complesso e cinematico “Anthem” (2017). Heinali ha sempre esplorato gli spazi e le distanze, le proprietà delle aree di confine, le stratificazioni della materia. Matt Finney, al contrario, è un poeta che vive in Alabama. Inizia a scrivere in progetti musicali nei Finneyerkes lavorando insieme a Yerkes su composizioni basate su ambientazioni elettroniche e spoken word ("Gather and Sing", 2009 e "Without End", 2009).
I testi di Matt Finney, ispirati alla tradizione carveriana, descrivono la vita quotidiana, i fallimenti, le perdite. Nel 2010 Oleg Shpudeiko e Matt Finney iniziano a collaborare realizzando due EP, “Town Line” e “Lemonade”, seguito dal full length “Conjoined” (2011). Le composizioni richiamano espressamente le esperienze dei Nine Inch Nails, Nadja, The Angelic Process, My Bloody Valentine. Il sole al tramonto mostrato nella copertina di Lemonade è il segno di una luminosità inquieta e di una oscurità prossima a venire. Il doomgaze di Heinali (a sinistra nella foto) e Matt Finney (a destra) sembra quasi nascere da una tensione non riconciliata, da un dolore che confluirà in una narrazione, da una sofferenza che perderà progressivamente corporeità. "Ain’t no night" (2011) costituisce la forma più matura di questo processo nichilistico, con un richiamo esplicito alle forme autodistruttive di Bukowski o di Crumley, in un miscuglio di whisky, miserie umane e storie desolate. Non c’è spazio per speranze o riscatti. Nel 2012, nonostante la lavorazione avanzata dell’album “On Mercy’s Shore” (che non vedrà mai la pubblicazione), il rapporto tra Oleg Shpudeiko e Matt Finney inizia a sfilacciarsi, sino a esaurirsi.
Trascorrono anni molto duri per Matt, che in questo periodo perde anche il padre. La riconciliazione con Oleg Shpudeiko avviene dopo un lungo periodo e consente a Matt Finney di recuperare il rapporto con la musica ed una importante ragione di vita. Il nuovo album “How We Lived” è una sorta di diario privato che descrive gli anni bui ed il tempo perduto. Rispetto al passato la percezione dell’esistenza diviene ancora più oscura e annichilente. How We Lived è un lavoro autobiografico. Quella descritta è vita vissuta. Relationship Goals scandisce il tempo con ritmi pulsanti, ossessivi e sfiancanti. Il tempo della sofferenza appare svolgersi in durate più lente e dilatate. Wilderness sembra quasi la registrazione audio di una persona scomparsa o il video di un astronauta che non potrà più far ritorno. E’ come se la vita vissuta fosse stata affidata ad un diario di viaggio, abbandonato in un oceano o in uno spazio sconfinato. Le atmosfere risultano soffocanti e cariche di tensione. Il tempo scorre come se rotolasse in un ciclo senza fine. Rumori pulsanti di macchinari segnano October Light, con un meccanicismo che rende ancora più angoscioso il senso dell’esistere. Sonorità noise-drone particolarmente ruvide caratterizzano Perfect Blue, che riprende in forme più oscure e disturbanti la trama che aveva dato inizio all’album. Un lavoro degno di nota. Un grande ritorno per Matt e Oleg.
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