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4 Luglio 2014 ,

The Fresh & Onlys HOUSE OF SPIRITS

2014 - Mexican Summer
[Uscita: 11/06/2014]

playitStrangeTitleIl quartetto di San Francisco arriva con la terza uscita per la newyorchese Mexican Summer al quinto lp in 6 anni di carriera: che abbiano dato prova di essere la band della nuova generazione della Bay Area a presentare uno sound più originale, lontano dagli stili dei compagni come Thee Oh Sees, Epsilon, Sic Alps, Ty Segall o lo stesso Kelly Stoltz è, con questo nuovo “House Of Spirits”, cosa certa. Il disco lascia spazio allo spirito più “folk” e cantautorale del frontman Tim Cohen che, la leggenda vuole, abbia composto le 10 nuove canzoni da solo, nella beata tranquillità della sua nuova residenza, un ranch sperduto in Arizona. Lo spazio introspettivo con cui fanno i conti i Fresh & Onlys è enorme, (“the point of forgetting is so you can also live/the purpose of living is harder to find” canta Cohen in Animal Of One) e spesso I nostri non sono all’altezza del compito preposto. Si fa fatica ad ascoltare House Of Spirits: passate le mattane a metà tra la new wave anni ’80 e il pop anni ’60 di “Play It Strange”  del 2010, il gruppo sa offrire ben poco; canzoni che iniziano già stanche e si perdono nel nulla, riff che sanno offrire solo spunti banali e melodie sentite e risentite sulle quali la voce di Cohen salmodia i suoi dolori da garage-rocker in crisi. Perciò, anni ’80 è la parola d’ordine: sintetizzatori e drum machine, chitarre in dissolvenza e strafarcite di delay e chorus per ricreare un’atmosfera sognante, una pulizia e una limpidezza che a volte vorrebbero far emozionare e altre volte forse ballare su ritmi post-punk ma l’unica cosa che sanno fare è annoiare o addormentare.

 

fresh & only'sHome Is Where? apre le danze e stende un tappeto di tastiere che vengono soppiantate poi da una cantilena per batteria che batte stanca, Who Let The Devil è la summa di tutte le canzone jangle-pop ma senza alcuna maliziosità o intrigo, Bells Of Paonia, forse l’unica canzone degna di nota dell’intero lotto, è un muro di distorsioni asservito ad una melodia pur sempre banale ma che riesce a rendere quell’impronta trasognata e pensierosa che Cohen tenta di dare all’intero album, in uno strano revival shoegaze alla My Bloody Valentine di  “MBV”.  Per il resto, i twang di chitarra west-coast questa volta girano a favore della dimenticabile Animal Of One; Hummingbird  tenta di scuotere un po’ i corpi ma si sono scordati dei tempi che furono (I’m All Shook Up). Ballerina è una ballata country che sembra fare il verso tanto a Hank Williams quanto a Avicii, con Lockett Pundt dei Deerhunter alla chitarra. Insomma, una prova davvero pessima per un gruppo che in passato ha dimostrato molto di più usando formule simili, ma che sembra essere caduto nel tranello della rivisitazione della canzone americana in chiave “pop psichedelico” stile Lotus Plaza, Kevin Morby dei Woods. Tranquillamente trascurabili, inconsistenti, guidate da arrangiamenti soporiferi e linee melodiche insipide, le canzoni di House Of Spirits non esercitano nessuna attrattiva, ma denotano una grande stanchezza e nessuna freschezza. Se le porta via il vento che forse soffia nei ranch dell’Arizona.

Voto: 4.5/10
Ruben Gavilli

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