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2 Giugno 2015 ,

Rocky Votolato HOSPITAL HANDSHAKES

2015 - Glitterhouse Records
[Uscita: 21/04/2015]

Stati Uniti 

 

11183_JKTRocky Votolato ha vissuto la sua infanzia in una fattoria texana, luogo generatore di musicisti country, per poi trasferirsi nella patria del grunge Seattle, lì ha iniziato a suonare influenzato dal punk e dall'hardcore, prima di appurare una quindicina di anni fa ad una carriera solista che ha fin qui prodotto otto album. Adesso con questo “Hospital Handshakes”, titolo sibillino che forse potremmo tradurre con «strette di mano da ospedale» giunge al nuovo lavoro prodotto da Chris Walla dei Death Cab for Cube e al quale collaborano alcuni musicisti della scena di Seattle fra i quali  anche il fratello Cody alla chitarra elettrica. Votolato produce canzoni immediate, dirette che trasudano urgenza comunicativa, le parole sembrano venir fuori dalla sua voce come un fiume in piena, ricche di pathos ed emotività, così anche gli arrangiamenti prediligono la scoppiettante adrenalina del rock, delle chitarre elettriche alla dimensione intima e colloquiale.che pure è presente, sia pure in misura minoritaria. E comunque questo ritorno all'elettricità del rock è sintomo dell'uscita, almeno parziale, di Votolato da quella depressione che l'ha colpito negli ultimi anni e che si rifletteva, peraltro in modo artisticamente positivo, nei suoi due ultimi album.

 

Come ha dichiarato lo staso Votolato «Sapevo che avevo bisogno di oltrepassare alcuni confini e reinventare le cose per me stesso e per mantenerle interessanti… E' stato importante per me non pensare troppo le cose in questo disco, sono davvero contento di come è venuto fuori e dell'energia che abbiamo catturato in esso». E tutta la tracklist contenuta in questo Hospital Handshakes alterna brani che occhieggiano all'indie rock ad altri più intimi nei quali l'accompagnamento si limita quasi esclusivamente alla chitarra e a ballate che vibrano di rock''n'roll profondamente americano come  White rockyKnuckles, brano che sembra uscito dal repertorio di Springsteen. Fra le canzoni che più ci sono piaciute segnaliamo l'iniziale Boxcutter, inizia come fossero i Grandaddy per poi destreggiarsi fra suoni eterei e atmosfere malinconiche, l'energica e palpitante The Hereafter  ha un piglio rock'n'roll molto brit, la canzone che dà il titolo al disco si apre verso melodie più pop grazie agli arrangiamenti di tastiere e synth e al coro, mentre Rumi  e A New Son sprigionano l'energia punk'n'roll delle chitarre distorte. Apre alla speranza la ballata d'amore This Is My Work; The Finish Line ci dà il commiato con un'intensa ballata che sembra quasi un omaggio ai suoi precedenti lavori, qui infatti sono solo chitarra e armonica ad accompagnare il brano più folk e cantautoriale di questo convincente e godibile disco.

 

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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