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17 Luglio 2018 , ,

Rolling Blackouts Coastal Fever HOPE DOWNS

2018 - Sub Pop Records
[Uscita: 15/06/2018]

Australia   #consigliatodadistorsioni     

 

rollingblackoutscfcoverDici Australia e comprendi subito alcune qualità dell’interlocutore: se gli brillano gli occhi, stai pur certo che si tratta di un sincero appassionato di rock di età compresa tra i 50 e i 60 anni, uno che nei famigerati anni ‘80 si lustrava le orecchie coi suoni provenienti dagli antipodi, uno che si sfondava di Sunnyboys, Church, Go Betweens, Hoodoo Gurus, Stems e compagnia schitarrante e poppeggiante. Dai Radio Birdman in poi, d’altronde, la tradizione del Down Under (power) pop è sempre risultata vincente per chi cerchi nella musica qualcosa che vada oltre le classifiche (anche se qualcuno dei summenzionati vi si è saltuariamente affacciato e ha ottenuto qualche soddisfazione commerciale). Ma si tratta di fenomeni che hanno sulle spalle 30/40 anni di storia, roba che se oggi te lo senti raccontare e hai vent’anni, o non ci credi, o te ne innamori e formi i Rolling Blackouts Coastal Fever.

 

Quindi nel giro di tre anni arrivi a pubblicare qualche bel singolo, un ottimo EP (“Talk Tight”, 2016) e giusto un anno fa ti permetti il lusso di vederti pubblicare un secondo EP dalla benemerita Sub Pop, ottenendo un lusinghiero airplay sulle radio (australiane e non solo) e buona accoglienza alle date del tour che ne consegue. Questo “Hope Downsco(il titolo prende il nome da una miniera a cielo aperto abbandonata) è il banco di prova definitivo per il quintetto di Melbourne e l’esame è superato a pieni voti: voce limpida, chitarre che viaggiano che è un piacere, basso e batteria che seguono diligentemente e, anche a ritmi serrati, non risultano mai fracassoni.

 

Ma il vero punto forte sono le melodie cesellate dalle chitarre (ben tre, a scambiarsi anche assoli rapidi e funzionali ) e i ritornelli, mai scontati ed efficaci (Sister’s Jeans) mentre a fianco di brani più muscolari (An Air Conditioned Man, Talking Straight, Time In Common, l’ottima Bellarine) troviamo raffinatezze pop che alla classe delle produzioni targate Marina Records uniscono un titolo, Cappuccino City, che rimanda (ma solo lui) agli Style Council. Ideale è l’incrocio invece tra Feelies e Cars in Exclusive Grave (con  un pizzico di Church in Mainland e How Long). La chiusura affidata a una potenziale opening track come The Hammer impone di ricominciare l’ascolto da capo.  Un disco d’altri tempi per giovani d’oggi  (sorrisi beoti e compiaciuti stampati in faccia a quelli di ieri). Lasciatevi tentare. 

 

Voto: 8,5/10
Massimo Perolini

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