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14 Settembre 2013 ,

Nine Inch Nails HESITATION MARKS

2013 - Columbia
[Uscita: 30/08/2013]

nin# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI

 

Il genio metamorfico di Trent Reznor non è mai stato in discussione. Tormentato sì, soggetto ai mutamenti del suo ego in perenne distorsione creativa. Dai folgoranti e muriatici esordi con i Nine Inch Nails, “Pretty Hate Machine” e “The Downward Spiral”, agli esperimenti di tecno-pop sotto l’egida di How To Destroy Angels, con la venusta moglie Mariqueen Maandig, non del tutto convincenti, per vero; sempre, però, nel segno della ricerca di soluzioni di pura innovazione sonica e della classe innegabile del Nostro. A distanza di sei anni da “Year Zero”, ultimo album vero sin qui, e dopo alcune spericolate escursioni nei territori gibsoniani del digitale, “Ghost I-IV”, “The Slip”, in aperta polemica con l’establishment discografico ufficiale, la sigla augusta e temibile dei Nine Inch Nails torna a rifulgere come una stella prossima a esplodere, sinistra e fascinatrice, a un tempo. Il nuovo album, esitato dalla Columbia in America, e dalla Emi in Europa, suona alquanto convincente. Una sapiente miscela di atmosfere industrial e ideali guglie sonore di matrice neogotica, scatti di puro nichilismo e affreschi di chiari riferimenti pop, brani ora taglienti come lame ora suasivi come morbida spuma di nubi nei cieli imporporati del tramonto.

 

Nine-Inch-Nails-trent-reznor-hesitation-marksLine-up con al centro assoluto, naturalmente, Trent, onnipervasivo, Alessandro Contini alle macchine,  il “mitologico” Adrian Belew e Lindsey Buckingham alle chitarre, in taluno dei quattordici frammenti di follia sonora dell’album. Copy Of A, su una base di tastiere synth, preludia a un’emissione di sincopata energia siderurgica, come nella migliore tradizione dei Nostri; Came Back Haunted, alla stregua di una moderna favola gotica, oscura come una notte d’inverno in uno dei “Paesaggi Urbani” di Sironi. Altre tracce, tra le numerose eccellenti dell’album: Find My Way, dall’incedere sognante e dai suoni organizzati in liquida trama espressiva; Everything, la traccia più marcatamente pop dell’intero lavoro, una sorta di costruzione musicale dalle gradevoli linee melodiche à la Cure, a meglio intenderci; I Would For You, brano di rara bellezza, sospeso tra languide atmosfere tecno-pop e brucianti trafitture industrial, con la voce di Trent a dominare, come un arco di luce malata nelle tenebre altrimenti insondabili del canto dei dannati. Non uno sterile e autoreferenziale ritorno al passato, dunque; né l’invenzione di canoni stilistici avveniristici di decisiva grandezza, ma un disco di spiccata fascinazione oscura, un’architettura di liquida tenebra per angeli distrutti dalla troppa luce.

 

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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