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11 Aprile 2017 ,

The Shins HEARTWORMS

2017 - Aural Apothecary / Columbia
[Uscita: 10/03/2017]

Stati Uniti  

 

Era ormai da cinque anni che gli Shins, una delle migliori indie pop-rock band americane, non metteva piede in studio per pubblicare un nuovo album, presa com'era da innumerevoli esibizioni live e diverse apparizioni tv oltreoceano, e con James Mercer, chitarrista, cantante e leader storico del gruppo, intento a districarsi tra diversi progetti musicali e impegni personali. L'attuale line-up del gruppo è completato da Yuuki Matthews al basso, Mark Watrous e Patti King alle tastiere, Casey Foubert alla chitarra e Jon Sortland alla batteria. Con l'eccezione di Matthews, si tratta quindi di una formazione completamente rinnovata, come non di rado accade nelle band in cui è presente una leadership forte, quella di Mercer, che ha curato anche la produzione del disco, quinto lavoro in studio per questa band originaria del New Mexico, ma oggi di base a Portland, Oregon. "Heartworms" aveva l'arduo compito di non deludere i fan dopo "Port Of Morrow" del 2012, considerato — a giusto titolo — uno dei migliori dischi indie pop-rock del decennio. E invece il gruppo americano mette a segno un buon album, ma probabilmente non destinato a lasciare il segno.

 

Del resto, il pop è un genere crudele, perché vive di successo e punisce chi resta nella zona grigia in modo forse più severo di quel che accade per altri generi musicali. Non che nelle undici tracce che compongono "Heartworms" manchino spunti interessanti: brani come So Now What o Painting A Hole meritano attenzione, ma nel disco non ci sono quei pezzi trascinatori che era invece sempre possibile trovare nei lavori precedenti; e il pop certi errori non li perdona. La stessa Name For You, primo singolo estratto dall'album, pur gradevole, non regge nemmeno alla lontana il confronto con Simple Song, il singolo trainante del già citato album precedente e considerato da critica e pubblico un piccolo gioiello pop-rock moderno. I brani dal sapore folk Mildenhall e The Fear meritano un discorso a parte: delicati ma intensi, rappresentano probabilmente le cose migliori che gli Shins sappiano fare oggi. Tutto il disco, tuttavia, è attraversato da un senso di "medietà", senza momenti elevati; e questa — specie quando hai un grande passato — non è affatto una cosa buona.

Voto: 6/10
Valerio Pugliese

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