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7 Giugno 2017

Desperate Journalist GROW UP

2017 - Fierce Panda
[Uscita: 24/03/2017]

Inghilterra   #consigliatodadistorsioni

 

In tempi di Brexit, quanto dicevamo della stampa musicale britannica in occasione dell’uscita del primo album dei Desperate Journalist, accusandola di spacciare troppo spesso per 'the next big thing' gruppi provenienti, guardacaso, dalla loro isola, assume un aspetto sinistramente profetico. Eppure, nel caso del gruppo in questione, ci tocca associarci al loro giudizio: questi quattro londinesi sono davvero roba grossa. La vecchia favoletta del 'difficile secondo lavoro' a loro non si applica affatto, anzi, questo disco, significativamente intitolato “Grow Up” segna, appunto, una ulteriore crescita rispetto a quanto di ottimo c’era nell’omonimo CD del 2015. La formazione a quattro resta la stessa, con la solita, spaziale voce di Jo Bevan, che va a cercare, trovandola, ispirazione addirittura nella beneamata Siouxsie, a menare la danza, sul tappeto sonoro costruito dal basso pulsante di Simon Drowner, dalla batteria potente, più in primo piano rispetto al passato, di Caz Hellbent e dalla dodici corde di Rob Hardy, sempre pronta al jingle-jangle, ma ora anche capace di pennate 'heavy'.

 

La maggior consapevolezza di tutta la band è certificata anche dalla partecipazione dei quattro alla produzione del disco, curata appunto da loro stessi e da Keith TOTP, uno che si è occupato, per esempio, di Art Brut e We Are Scientists. E sono loro stessi a comunicarci che questo disco ha come argomento «immaginare cosa si supponga significhi crescere». E sembrano avere le idee piuttosto chiare, visto che sciorinano una raccolta di brani davvero impressionanti per efficacia, potenza, dolcezza e maturità, il tutto nel solco certo non innovativo di un post punk con solide radici negli anni ‘80, ma che suona per nulla derivativo, testimoniando la classe fuori dal comune del gruppo. Ci piace segnalare due pezzi in particolare, per motivi opposti: la superclassica Resolution, con un ritornello dal quale è impossibile liberarsi (5-4-3-2-1 and it’s over…) e la particolare Purple, quasi una ricognizione di orizzonti sonori futuri per la band. Consigliatissimo, anzi, per dirla con una rivista britannica di quelle citate in apertura, «Holy s**t, what a band!». 

 

Voto: 8,5/10
Luca Sanna

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