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29 Marzo 2020 , , ,

Sightless Pit Grave Of A Dog

2020 - Thrill Jockey Records
[Uscita: 21/02/2020]

Kristin Hayter (alias Lingua Ignota), è un’artista che da sempre ha rimestato nella materia dell’estremismo sonoro raggiungendo l’apice della propria maturità con “Caligula”, album di grande intensità in cui trovare la ieraticità da tragedia euripidea alla Diamanda Galas, la ferinità dei Wreckmeister Harmonies in soluzioni di neoclassicismo. Se di Lee Buford sappiamo che è il batterista del duo The Body che con “No One Deserves Happiness” si è messo in luce per le caratteristiche di un suono incorruttibile ma aperto alle profondità della sperimentazione, di Dylan Walker possiamo dire che. come frontman nei Full Of Hell, è dedito a lacerare in modo efferato le carni dell’hardcore-punk con lame grindcore. Insieme, la Hayter, Buford e Walker hanno dato vita al progetto denominato Sightless Pit, realizzando “Grave Of A Dog”, album che sintetizza le esperienze personali in una comune visione delle cose fatta di elettronica allucinata, di contaminazioni metal e avanguardia harsh noise. Mentre l’interplay tra Buford e Walker manifesta dinamiche già collaudate, l’elemento veramente inedito è l’inserimento di Kristin Hayter che conferisce una valenza di emotività e drammaticità aggiuntiva ad una musica ontologicamente votata all’autodissoluzione. “Grave Of A Dog” è un sentiero oscuro e asfittico che concettualmente si radica in una dimensione di radicalismo sonoro da cui è difficile non sentirsi stritolati (forse troppo). L’album si divide tra episodi in cui prevalgono le destrutturazioni sintetiche di Walker, vicina alle visioni post-apocalittiche di The Haxan Cloak, a momenti (pochi) in cui prevale la presenza della Hayter ed in cui il livello qualitativo della scrittura sale di quota sensibilmente. La musica di “Grave Of A Dogvive su un crinale che divide la pietà dalla vendetta cieca, l’umanesimo dalla ferinità, in un moto di continuo interscambio dinamico. Basti l’opener Kingscorpse inaugurato dalle declamazioni di Lingua Ignota, prima che il campo venga saturato dai suoni deformi e dalle urla disumane di Walker, mentre la successiva Immersion Dispersal è attraversata da beat industrial degni dei Nine Inch Nails. The Ocean Of Mercy è una sorta di canto funebre in cui la Hayter dà prova di essere una fuoriclasse per l’emozione che riesce a trasmettere con la sua interpretazione. La parte centrale del disco è dominata dalla violenza incontenibile di tracce come Violent Rain, Drunk On Marrow e Miles Of Chain, tutte marchiate a fuoco con il segno del maligno. In chiusura Love Is Dead, All Love Is Dead, sonata stanca per sola voce (quella della Hayter) e piano in cui i vocalizzi di una sacerdotessa ormai stremata rappresentano la resa alle obnubilazioni del sonno della coscienza. “Grave Of a Dog” è un lavoro riuscito solo in parte, proprio in quanto si percepisce un eccessivo sbilanciamento degli equilibri che fa prevalere la forza cieca sulle sfumature dello spirito. Riteniamo che se si fosse dato alla Hayter uno spazio più consono al suo talento i brani avrebbero respirato di più e le rispettive polarità artistiche sarebbero emerse in modo più coerente. In fondo, forse non è un buon segno se, dopo l’ascolto di questi otto brani, viene voglia di riascoltare “Caligula”, no?

Voto: 6/10
Giuseppe Rapisarda

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