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11 Giugno 2022 , ,

Lay Llamas Goud

Black Sweat Records
[Uscita: 23/02/2022]

Goud” segna il riformarsi sotto la sigla Lay Llamas del duo siciliano Nicola Giunta e Gioele Valente, che ormai rappresentano due nomi di punta della scena neopsichedelica europea. Se gli ingredienti della proposta musicale dei Lay Llamas non sono poi molto cambiati: psichedelia ipnotica, influenze kraut, musica cosmica, sguardo verso l’Africa, vista come luogo di una cultura ancestrale profondamente legata alla dimensione spirituale dell’uomo, library, quello che cambia è l’atmosfera, la visione del mondo, evidentemente influenzata dagli avvenimenti degli ultimi due anni. Una visione pessimistica dello stato delle cose attuali che si riverbera in una musica che declina in senso dark, misterico, psichedelico, con uno sguardo distopico sul nostro futuro. Non è un caso che anche l’art-work, molto bello e a cura di Virginia Genta, definito “amebico-cosmico” punti sul nero, contrariamente alle precedenti variopinte copertine della band. Segno che, influenzata dal tempo in cui vive, la psichedelia sta mutando, non più quella spiritualmente felice e colorata dei decenni passati quando le porte della percezione sembravano aperte, a una dimensione in cui una realtà sempre più dura e prosaica quelle porte sembra chiuderle. Ma qualcuno per fortuna resiste e fra questi il duo siciliano che con “Goud”, termine afrikaaner per oro, ci regala un’altra gemma di psichedelia oscura. La prima traccia Elevate Yourself inizia con percussioni tribali, flauti evocativi per poi entrare in una dimensione ipnotica con il Farfisa che rimanda alla library e la nostra mente che viene trasportata in un’Africa enigmatica e ancestrale, Acid Mother, Holy Temple è una strana ballata psych-folk dall’incedere cupo e ricco di inquiete suggestioni, mentre Falling Stars In The Night Jungle è un breve piombare sperduti nei misteri e nelle voci di una notte nella giungla. Circular Time vibra mistero su mistero su un giro di basso su cui si innestano percussioni etniche e canti ieratici. Back To Gobleki Tepe guarda al Medioriente, ma con una certa dose di drammaticità che la assimila a Jerusalem In My Heart. Valley Of Vision declina una psichedelia ambigua e criptica con un drone di basso implacabilmente ipnotico e percussioni tropicali su cui gli altri strumenti e le voci disegnano panorami lisergici infernali, mentre Echoes And Dust From A Future World il brano più lungo, sette minuti, la musica spaziale sposa il dub, mentre il testo è una preghiera perché il mondo che ci riserva il futuro non sia così cupo come sembra annunciarsi. At The End Of Night chiude il disco con un brano più aperto al mondo, un po’ malinconico, ma è anche uno sprazzo di luce con gli influssi indiani, la chitarra suonata come un sitar, che ne fanno un raga propiziatorio e rituale. Lay Llamas dimostra che la psichedelia non è un essere fuori dal mondo, ma vive e soffre della realtà che ci circonda, e se questa non induce all’ottimismo, anche la musica ne risente, magari per esorcizzare un futuro che appare poco roseo.

Voto: 7.5/10
Ignazio Gulotta

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