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20 Gennaio 2014

Ringo Deathstarr GOD’S DREAM

2013 - Vynil Junkie Recordings
[Uscita: 18/12/2013]

ringo# Consigliato da Distorsioni

 

Arriva quasi a sorpresa e viene preceduto da una edizione giapponese, uscita il 18 dicembre scorso in una versione estesa il nuovo EP (o sarebbe meglio chiamarlo mini-album visto che l’edizione nipponica presenta ben nove brani, tre in più di quelli che dovrebbero comparire sulla versione in uscita in Europa ed USA a febbraio) dei texani Ringo Deathstarr. Arrivato a quasi due anni di distanza dal precedente “Mauve”, questo “God’s dream” che si presenta da subito con un artwork di copertina bellissimo, resta in un solido impianto shoegaze con chiari riferimenti a band come i My Bloody Valentine ma, a differenza dei lavori precedenti, si registra un balzo in avanti. Sarà la acquisita maturità, sarà la presenza come ospiti alle chitarre di Adam Franklin (Swervedriver) e Jeff Schroeder (The Smashing Pumpkins) ma il trio di Austin a questo giro arricchisce il suo spettro sonoro e la cosa appare davvero evidente nel primo singolo rilasciato via Facebook circa un mese prima dell’uscita dell’EP, Flower’s power, davvero impressionante con i suoi riffs di chitarra che passano dallo shoegaze al trash fino ad arrivare ad un pianoforte che sbalza l'ascoltatore fuori dal magma sonoro: nella title track la voce di Alex Gehring  ti culla con una ninna-nanna ambient di somma bellezza dai rimandi a gruppi come Pale Saints.

 

In Chainsaw morning bubble mix  risuonano gli Smashing Pumpkins ma con un synth che la rende, in qualche modo,  personale così come le discordanti chitarre e le ossessive percussioni di Nowhere o le potenti chitarre di Frisbee (presente nell’edizione Giapponese) mentre la conclusiva Convertible ci ricorda le influenze della band americana in un brano che potrebbe essere una b-side dei MBV. In questo lavoro, che dovrebbe precedere l’uscita di un vero e proprio album (ma già questo di suo potrebbe tranquillamente esserlo)RINGO+DEATHSTARR previsto per questo 2014, la band di Austin dimostra di saper costruire un disco omogeneo, che seppur con variazioni stilistiche evidenti rispetto ai lavori precedenti, risulta davvero godibile. Consiglio la ricerca dell’edizione giapponese perché i tre pezzi in più non risultano dei puri riempitivi ma delle parti davvero funzionali al lavoro stesso. Restano uno dei gruppi più sottovalutati questi Ringo Deathstarr, in particolare nella marea di bands della nuova ondata shoegaze, ma hanno sicuramente molte carte da giocare per differenziarsi e non risultare delle pure copie degli originali.

 

Voto: 7/10
Ubaldo Tarantino

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