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11 Giugno 2015

Red Trees GIVE LOVE

2015 - La bèl netlabel
[Uscita: 01/05/2015]

 Inghilterra

 

red trees coverÈ sempre più diffuso il fenomeno delle etichette che nascono direttamente all’interno di piattaforme digitali, come Bandcamp; è il caso della La bèl netlabel, che ci presenta questi Red Trees. Il supporto fisico all’ascolto, il CD, appare superato al giorno d’oggi: è meglio, è peggio? Semplicemente va così. L’appassionato dell’età di chi scrive rimpiangerà i tempi in cui acquistava un padellone in vinile, magari con copertina artistica di Peter Saville o Storm Thorgeson, dopo aver girato per mesi nei negozietti di tutta Italia; l’adolescente, che ha sentito tanto parlare del nuovo gruppo che piace all’amico in gamba o alla ragazzina del primo banco, troverà normale ascoltarlo in rete mentre chatta, gioca e cerca materiali per la tesina. Alla fine quel che rimane è la musica e di questa parleremo. Se il mondo in cui viviamo noi ascoltatori e i musicisti che catturano le nostra attenzione è sempre più tecnologico e complesso, niente di più classico di questi Red Trees. Due voci, maschile e femminile, che si alternano o cantano all’unisono, quelle di Lou Richards e Chris Beckett, che si accompagnano anche alle chitarre e alle tastiere, con l’amico Neil Johnson a fornire semplici parti di batteria e, unica digressione alle morbide sonorità folk, l’insinuante clarinetto di Chris Baldwin a impreziosire la conclusiva Garden.

 

Le canzoni, racconta Lou Richards sul sito della band, nascono come reazione a una grave crisi personale. La musicista spiega come il compagno Chris, per farla reagire, l’ha trascinata in un piccolo studio a Nottingham, dove in soli due giorni hanno inciso questa manciata di canzoni. Tutto ciò avveniva un paio di anni fa e solo ora le canzoni vedono la redluce. Non c’è traccia però della depressione, dei demoni, del buio di cui racconta Lou, nella musica dei Red Trees. Le canzoni sono sì quiete e intimiste, ma non tristi. C’è quella magia misteriosa che ha il folk inglese, la semplicità degli arrangiamenti e il rifiuto del virtuosismo non svalutano il prodotto finale, che anzi funziona proprio per questi motivi. In alcuni brani si respira un’atmosfera hitchcockiana, non nel senso di Alfred ma di Robyn, come nelle armonie arcane di Secret garden. Sono canzoni fragili e preziose, nulla che l’appassionato del genere non abbia già sentito, ma che ascolterà ancora con piacere. Date una chance a questi ragazzi di Sheffield e vi regaleranno una mezz’ora di evasione in un mondo fiabesco senza strepiti e furori.

 

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato

Audio

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