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24 Settembre 2012 ,

Simon Joyner GHOSTS

2012 - Sing,Enuchs!
[Uscita: 14/08/2012]

Simon Joyner  GHOSTS  2012 Sing,Enuchs! # Vivamente consigliato da DISTORSIONI

 

Simon Joyner viene da Omaha, Nebraska e da vent'anni  a questa parte ha inciso una quantità impressionante di album e demotape, in gran parte incisi e distribuiti su musicassette, un po’ alla maniera di un altro magnifico perdente quale Daniel Johnston, ora quasi una celebrità, bontà sua. Per non farsi mancare nulla e scusandosi quasi per i tre anni intercorsi dalla sua ultima fatica, "Out Into the Snow" (2009), dà alle stampe questo monumentale "Ghosts", doppio album di 90 minuti di durata, una specie di tour de force ma anche la sua prova di maturità. Una voce magnifica la sua, un mix perfetto di tre grandi interpreti, la vena acida e tagliente del Lou Reed più morbido, il suo epigono Steve Wynn, e la malinconia del grande Leonard Cohen.

 

Questo è quello che viene fuori dalle 17 tracce del disco, un opera che cresce con gli ascolti, difficile penetrarla ed apprezzarla a pieno dopo pochi giri frettolosi e superficiali del vinile sul piatto del giradischi. Sì avete capito bene, la forza di "Ghosts" è l'essere registrato in analogico, come recitano le note a margine "No digital technology was used in making this record". il tutto è stato pressato in un vecchio e sano vinile doppio con quattro facciate. Molto bella la copertina, un collage di negativi in bianco e nero che sanno tanto di "Exile on Main Street", ma qui se cercate i Rolling Stones siete decisamente fuori strada. Tanta è la magia presente in questi solchi ed altrettanto i brani meno che notevoli che è duro separare qualcosa.

 

Simon Joyner  GHOSTS  2012 Sing,Enuchs!Una meraviglia l'inizio di Vertigo, per me è stato come un rewind di 30 anni, anno di uscita del primo magico disco di Matt Johnson, “Burning Blue Soul” (1991), la stessa materia acida, quel basso pulsante, violini e chitarre quasi Blixa Bargeld/Nick Cave e la voce psych che non si sentiva dallo Steve Wynn ed il suo sindacato del sogno. Sugli stessi binari e con debiti di riconoscenza  all'ex Velvet Underground  scorrono brani splendidi quali Red Bandana Blues, Last will and testament. e soprattutto la lunga ed inquietante The Tyrant, sorta di Heroin del terzo millennio, con brividi sottopelle.

 

Sul versante ballatone, Leonard Cohen style appunto, troviamo Sing a lite lullaby, che chiude un lato A da applausi, poi Cotes du Rhone, Swift river, run e l'anfetaminica  Answering machine blues, song contorta e stralunata, un' altra perla rara. Il disco raramente registra cedimenti, il quarto lato ne è una dimostrazione, presentando una  If I let tomorrow di nuovo velvetiana, e le crepuscolari The last parade, Hard luci heart e Please frogie, tre incanti per menti oniriche. Il tutto è stato inciso per i misteriosi tipi della Sing, Enuchs! per celebrare 20 anni di puro underground e non potrebbe essere diversamente visto gli artisti del loro catalogo. E' la stessa etichetta che in questi venti anni ha proposto gran parte del catalogo di Simon, ben vengano quindi simili proposte, magari tutto il "sotterraneo" scorresse a questi livelli. Joyner è una delle migliori menti aperte degli ultimi anni, un talento da scoprire o rivalutare in tutti i modi. Un grande.

 

Ricardo Martillos

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