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7 Maggio 2019 , ,

Altın Gün GECE

2019 - Glitterbeat Records
[Uscita: 26/04/2019]

Olanda   #consigliatodadistorsioni    

 

altingun_gece-768x768L’albumOn” uscito per Les Disques Bongo Joe deve essere stato una specie di felice epifania se Glitterbeat decide di promuovere sotto la sua forte egida e a solo un anno di distanza il nuovo lavoro degli olandesi Altin Gün. Gli elementi sono quelli noti, gli stessi che hanno imposto la band nel panorama musicale europeo come una delle novità più straordinarie degli ultimi tempi; si va dall’elettricità psych più sovraeccitata allo studio minuzioso delle armonie folk di area anatolica e ancor più straordinario è questo lavoro se consideriamo che solo un paio dei musicisti hanno origini turche. Si fa presto a dire Turchia, in realtà la proposta compositiva degli Altin Gün si abbevera alla grande sorgente orientale nella quale sciacqua chitarre elettrificate e riff jazz-rock; il risultato è una tessitura tanto sofisticata e stratificata da costituire una nuova originale pezza da campionario. Senza timore di apparire vanamente trionfalistici “Gece” rappresenta il primo esemplare di un neo-ellenismo che trova nelle note rauche, nel modo frigio e nell’elettricità psichedelica la sua Koinè di cui Süpürgesi Yoncadan è la manifestazione più eclatante.

Non si tratta più di integrare sonorità tra loro diverse e provenienti da diverse ispirazioni e latitudini, ma di esprimersi in una nuova lingua che riscrive paradossalmente le fonti di cui si nutre. È così che l’elettroclash o il funky che segnano inequivocabilmente tutta la composizione del disco non sono più delle etichette capaci di descrivere qualcosa a partire da qualcos’altro, ma rimandano esclusivamente a se stessi trasformando il segno in simbolo. Dispiace non poter qui approfondire maggiormente la questione, ma è veramente sorprendente la capacità della band di avvelenare i pozzi delle ascendenze, DfuXdv2XcAAjrPKtanto che l’unico brano che vagamente abbia un sapore derivativo, Şoför Bey, è l’unico integralmente originale (gli altri sono in modo diretto o indiretto riscritture) e l’unico che si vorrebbe radicalmente indie come testimoniato dalla assoluta assenza di imbarazzo nell’esibizione di un lunghissimo fade out veramente off off o se volete, d’altri tempi. Proveniente da altre ere musicale è anche il riff trascinante di Yolcu che avrebbe potuto aprire il disco che Perigeo e Area non hanno mai scritto ma che hanno da sempre avuto in pectore. Forse perché nella line-up non avevano a disposizione Merve Daşdemir dalla melliflua voce ctonia proveniente da un’altra era – gli scettici ascoltino pure Leyla - modulabile a comando e, nelle esibizioni live, in grado di fagocitare il palcoscenico. In questo senso l’alternanza perfetta di voce maschile e femminile consente di creare sempre il migliore alloggiamento per gli incastri psichedelici di synth e chitarra che altin-gun-1costituiscono la vera ossatura, il sostrato pulsante di tutto il percorso musicale orchestrato da “Gece”. Gece in lingua turca significa Notte ed esattamente come le Notti Attiche di Gellio hanno fondato la cultura alessandrina come prototipo della cultura europea, così la notte degli Altin Gün è un luogo dello spirito più che il tempo del riposo, il luogo nel quale l’oscurità mostra più chiaramente i limiti di un nuovo orizzonte culturale. Se l’Europa è possibile è allo sprofondamento dell’origine e alla finzione dell’identità mimata dallo splendido lavoro degli olandesi che bisogna guardare. L’opera magistrale di una band in odore di grazia. 

 

Voto: 8,5/10
Luca Gori

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