Divide And Dissolve Gas Lit
[Uscita: 29/01/2021]
“Gas Lit” del duo Divide And Dissolve è un album che stupisce, non tanto per il fatto che sia il risultato visionario di due musiciste e attiviste politiche come Takiaya Reed e Sylvie Nehill le quali non vantano alcun legame con la scena doom o post-metal, ma per il fatto che ci sia ancora spazio per un estremismo sonoro in grado di avere una direzione propria e di rappresentare qualcosa di sensato. Le otto tracce di “Gas Lit”, edito dalla Invada Records di Geoff Barrow e prodotto da Ruban Neilson degli Unknown Mortal Orchestra, racchiudono un approccio anarchico e primordiale che veicola messaggi ambientalisti e politici credibili. Come se Takiaya Reed e Sylvie Nehill ci dicessero che il tempo dell’attesa è finito e l’unica possibilità di scampo è quella di rifugiarci nella Natura per attingere al suo potere equidistante rispetto alla polarità Bene-Male che orienta le azioni e la morale dell’uomo. Basterebbero le dichiarazioni di intenti delle stesse Reed e Nehill a chiarire il focus concettuale del loro progetto: “L'obiettivo di Divide and Dissolve rimane semplice: garantire il futuro, la liberazione e la libertà dei neri; chiedere la sovranità indigena; elevare le persone dalle esperienze di colore; e distruggere la supremazia bianca”. La musica di “Gas Lit” riesce ad essere mesmerica, richiamando codici ancestrali di apocalissi iscritte nell’anima e che parlano di distruzioni catartiche. Le otto tracce interamente strumentali dell’album sono una mescolanza di doom alla Sunn O))) per l’incedere pachidermico di alcuni passaggi, per il muro granitico di distorsioni che si sollevano con la stessa ieraticità di un sacerdote oscuro che invoca la dissoluzione. Nello stesso tempo, nelle pieghe di questo devastante scenario da fall-out atomico si ritrovano squarci di spiritualità declinata attraverso elementi di minimalismo classico che fanno da contrappunto alla violenza assoluta che viene innescata. Il suono delle chitarre di Takiaya Reed e il drumming di Sylvie Nehill condividono molto con l’approccio di The Body, la stessa grana sfibrata del fuzz, così come una valenza funerea e potente dei registri, pur con un distanziamento che veleggia verso territori di maggiore nichilismo rispetto a Chip King e Lee Buford. “Gas Lit” riesce ad essere inquietante come le formule incomprensibili di un rito esoterico, come l’iniziale Oblique che con la sua litania orientale fa da richiamo all’avvento di una tempesta da cui non c’è scampo e la cui forza cieca smembra i corpi, la successiva Prove It è devastazione punk mescolata ad hardcore spietato alla Full Of Hell (vedi anche Far From Ideal). Dopo lo spoken word di Did You Have Something To Do With It, troviamo Denial le cui sirene ammalianti attirano chiunque verso un gorgo infernale. L’intreccio delle armonie cameristiche di Mental Gymnastic è il tracciato di una coscienza deviata le cui vibrazioni si legano a We Are Really Worried About You prima che scenda l’inferno in terra e ogni cosa venga abbattuta da una congerie di forze disumane. “Gas Lit” è un disco che, al netto del parossismo, esplora la potenza come veicolo di affermazione della propria identità, al di là di ogni preconcetto e sottocultura maschilista. E' indubbio che, in un’era post ideologica, il diavolo sia femmina e attiri a sé le anime verso una visione più chiara del proprio destino.
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