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21 Gennaio 2015 , ,

Plague Vendor FREE TO EAT

2014 - Epitaph Records
[Uscita: 14/04/2014]

USA

 

plaguePlague Vendor arrivano dal sud California, si formano nel 2009 e questo "Free to Eat" è il loro album di debutto. Registrato dal vivo per un'etichetta storica del pop punk hollywoodiano e senza sovra incisioni. Fanno della velocità e dell'immediatezza istintiva il loro punto forte, pur muovendosi nel campo di un garage punk/hardcore che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo alle grandi lezioni dell'epoca d'oro del genere. C'è però da dire che il quartetto di giovanissimi ha la grinta e la sfrontatezza di riportare in auge uno stile e un'iconografia che ha conosciuto davvero un periodo di ingiustificata morte apparente. Lo fanno con freschezza e palpabile entusiasmo, ci regalano una serie di riff propulsivi negli ordinari due minuti stretti, da copione punk degno di rispetto. Sferzate alle corde e feedback abrasivi in autentico stile lo-fi. Virtuosismi da illusionisti per adolescenti, costruiti su accelerazioni scenografiche in realtà impalcate su mezzi tempi di gusto kitsch. Piacevoli, mordaci, irriverenti, di grande impatto per istrionismo ed energia sprigionata. Ricordano la loro terra di origine sospendendosi tra il fenomeno modaiolo della San Fernando Valley  (Van Halen) e tante altre band seminali del versante punk più sovversivo e non allineato (Crime, Dickies, Weirdos, Suicidal Tendencies) . Ma il loro è solo gioco, sfida, divertimento.

 

maxresdefaultNon hanno l'ambizione di proporre un rabbioso urlo generazionale ma semplicemente sono consapevolmente autoironici, stralunati e demenziali. Black Sap Scriptures, il brano scritto durante una pausa delle registrazioni in poco meno di un'ora, sembra voler essere un omaggio tributo agli X. Il biascicato e iper compresso Cursed Love, Hexed Lust e Breakdance on Broken Glass oltre ad una certa gradevolezza non aggiungono davvero nulla alla solita bistrattata lezione di velocità in tempi pari. Atmosfere più psycho garage in My Tongue is so Treacherous con l'urlo giugolare e sguaiato del cantante Brandon Blaine. L'omonima Plague Vendor è un indulgere tirato e ritmatissimo nel tipico 'eh oh...' di ramonesiana memoria. Un album per i nostalgici del punk o meglio per quell'attitudine barricadera che ha poi finito per diventare musicalmente gradevole, per aprirsi ad una civetteria melodica, PlagueVendor010813HR-80mischiando e impastando in estrosa confusione: non sense, funk, rock, grezza e genuina cialtroneria, verve corrosiva. Si tratta di vecchia scuola rock: calda, incisiva, sanguigna. Almeno nell'attitudine. Bisogna solo sapere se è quello che si vuole assaporare con bonaria leggerezza per vivere un sano momento di evasione. Piuttosto viene da interrogarsi sul dopo di questi promettenti ragazzi che pur avendo dimostrato una forte considerazione della loro tradizione musicale dovranno anche dimostrare di metterci qualcosa di non ripescato, sia pure ripescato con saggezza. 

Voto: 6/10
Romina Baldoni

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