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1 Agosto 2015 ,

Mike Cooper FRATELLO MARE

2015 - Room40 Records
[Uscita: 31/07/2015]

 Inghilterra     #consigliatodadistorsioni

 

mike cooper v300_RM462mike_cooper_fratello_mareEsattamente 40 anni fa usciva sugli schermi “Fratello Mare” uno dei film più famosi di Folco Quilici che con stile documentaristico cercava di ricostruire la vita felice dei polinesiani prima che il loro paradiso venisse invaso dagli occidentali. La pellicola aveva la colonna sonora di Piero Piccioni. Adesso, sia pure in senso lato, al lavoro di Quilici si richiama Mike Cooper per questo lavoro che riprende lo stesso nome del film e prosegue lungo la linea che Cooper ha intrapreso, fra miriadi di attività differenti, da almeno 25 anni di fascinazione per la cultura, l'ambiente, la musica delle isole del Pacifico. Basti ricordare lavori come “Island Songs” del 1996, “Beach Crossing/Pacific Footprint” del 2010, il più recente “White Shadows In The South Sea” uscito nel 2013 sempre su Room40. Artista poliedrico e irrequieto, Cooper ha avuto una carriera lunga, iniziata nei Sessanta in ambito folk e blues e come songwriter, per poi abbandonare il mondo della musica e ritirarsi prima in Spagna e poi ad Heidelberg. Negli ultimi decenni ha intrapreso la strada  dell'avanguardia e della sperimentazione, ricordiamo almeno la sua collaborazione con Steve Gunn nel disco “Cantos de Lisboa” uscito l'anno scorso.

 

Per i dieci brani strumentali che compongono i poco più di trenta minuti di questo “Fratello Mare” Cooper si è avvalso della lap steel guitar, di una serie di percussioni, effetti elettronici e field recordings registrati durante i suoi viaggi fra l'Oceano Pacifico e i Caraibi. GregClovelly-300x200Il risultato è una musica fortemente evocativa nella quale la lap steel, con quel suo suono lontano che sembra uscire dalla cavità di una conchiglia accompagnato dai suoni prodotti da animali, piante, rumori vari, ci proietta nel mondo favoloso delle immensità oceaniche, di isole dalla vegetazione lussureggiante e dalle acque cristalline. Chiudiamo gli occhi e la mente si invola in un mondo in cui la natura afferma la sua forza e un fascino perfino pericoloso, i suoni sembrano prolungarsi indefinitamente facendoci indulgere alla riflessione e alla lentezza. Ma Cooper non è un autore naif, sa che la bellezza assoluta non esiste o quantomeno ha suoi contraltari pericolosi, ecco così che qua e là affiorano sonorità più aspre e scure, come in Street Beneath The Beach o Secret Mexican Beach o nel misterioso brano che dà il titolo al disco.

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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