Tombstones In Their Eyes FEAR – EP

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Mentre al Golden Gate Park si ripete, tra bizzarria e passione naif, la celebrazione dell’anniversario dell'Estate dell’Amore (ed è già mezzo secolo…) ed i Gospelbeach pubblicano “Another Summer of Love”, da quella stessa oasi fuori tempo nascosta tra L.A. e Venice Beach, riemergono dal loro naufragio sonnolento i Tombstones In Their Eyes. Titolari di un esordio già maturo, “Sleep Forever” datato 2015, la band assembla ora “Fear”, un EP coerente, fluido, omogeneo nella sua interpretazione di uno psycho-gaze per muri di suono tonanti tra le braccia di un Morfeo assuefatto a dosi massicce di LSD, con Spaceman3 e Slowdive a palla in cuffia.

Appassionati di riff circolari ed ipnotici quanto lo è Anton Newcombe, sganciano un acid rock dal passo lentissimo e riverberato da un fuzz spaziale che è diretta gemmazione dei Brian Jonestown Massacre più sonnambuli. Una continua narcolessi per chitarra shoegaze e catatonia esasperante, pur scossa da power-chord corazzati, con il sole in faccia come sulla spiaggia in cui i Barracudas rileggevano Codeine sotto la lente distorta della neopsichedelia di cui contribuirono a gettare il seme. Così i brani si allungano, si sfilacciano, diventano raga elettrici per una meditazione vibrazionale in cui le parole si sciolgono nel calore di un magma sonoro mescolato all’elettronica vintage dei Moon Duo di “Occult Architecture”, ingigantita da quel rosato sapore di frontiera, sarà per il nome che evoca scenari western o per la dimensione a tratti epica della musica stessa. Un’epica, sia chiaro, disillusa, fatalista, sempre sull’orlo del facile edonismo west-coast. Piccola chicca anche l’illustrazione di copertina: un collage art nouveau tra “Disraeli Gears” (Cream) e i poster che Stanley Mouse disegnava per il Fillmore East. L’ascolto giusto nei miraggi di un’estate torrida.