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8 Maggio 2015 ,

Monspell EXTINCT

2015 - Napalm Records
[Uscita: 09/03/2015 ]

Portogallo

 

Moonspell-Extinct-Front2015Le tenebre vellutate che avvolgevano tutta quella matassa sonora triste, solenne e a tratti sobriamente piagnucolosa che era il Gothic degli anni ’90 e mestizie affini, nel 2015 sono diventate un refrain tanto temibile da poter essere utilizzate nella sonorizzazione dei baracconi pieni di scheletri delle feste paesane patronali. Dopo anni di galleggiamenti mediocri e qualche interessante trovata, anche i Moonspell hanno prodotto il disco della fine quando tutti ci si aspettava un disco sulla fine. La fine di un modo di stare al mondo, la fine di una dimensione dell’ascolto e della passione sonora che aveva caratterizzato la seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso. E invece no, i Moonspell ci tengono con questo nuovo “Extinct” a farci sapere a 20 anni di distanza che “One second” lavoro dei Paradise Lost (1997) e “Aégis” baluardo dei Theatre of Tragedy (1998), sono veramente dei bei dischi (A Dying  Breed e Funeral Bloom). Verrebbe da piangere se l’ascolto di Extinct non asciugasse anche gli occhi con folate di elegante e cristallina mediocrità. Elegante, sì. Perché il lavoro di orchestrazione lo è davvero, perché le partiture che intrecciano tastiere e chitarre sono precise, raffinate e a tratti anche molto colte.

 

Perché le citazioni da tutto ciò che ad una generazione ha scaldato il cuore e la nostalgia non mancano, anzi intarsiano sapientemente l’ordito musicale senza appesantirlo, come avviene nell’iniziale Breathe (Until We Are No More). Ma l’eleganza senza corpo è una venere monca, è una creatura per alimentare parafilie oratoriali e piccole morti noiose ben moonspellacconciate (La Baphomette). Non resta allora che cullarci nella rabbia coccolosa e tambureggiante della titletrack Extinct in cui la melensa melodia del ritornello è pari solo all’ampollosa inanità degli archi tesi a restituire il senso di un’epopea che suona però come parodico crepuscolo. Non si rimprovera la passione pop e la torsione melodica che fanno invece parte del dna dei Monspell e segnano le poche sortite felici di Exinct quanto piuttosto il fatto che non si è andati fino in fondo, che non si è stati abbastanza mainstream, che 40164_109755155746422_7039115_nil cantabile è un moderato cantabile puerilmente cupo (Last of Them e Domina). Un disco che ci appare dominato per il risentimento di ciò che si è stati e di ciò che non è stato fatto, più che dalla nostalgia di ciò che si sarebbe potuto fare o essere. Un disco che chiude a chiave dentro un ricordo, una generazione, e un modo di fare e ascoltare suoni distorti, che come i pomeriggi di maggio della nostra adolescenza non torneranno più.

 

Voto: 5/10
Luca Gori

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