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6 Settembre 2014 ,

Willis Earl Beal EXPERIMENTS IN TIME

2014 - Autoproduzione
[Uscita: 08/08/2014]

willis-earl-bealUSA

La lunga lista dei singolari casi umani del rock si arricchisce di un altro bel personaggio: Willis Earl Beal. Nato a Chicago (dove se no?), ex militare, congedato per motivi di salute, homeless, guardiano notturno, inizia ad auto prodursi CD-R e a lasciarli in giro, con lo scopo dichiarato di trovare una ragazza. Viene scoperto, finisce in copertina su “Found magazine” (rivista dedicata agli oggetti d’arte fatti in casa e trovati per caso), partecipa a “X factor” (non viene preso) e finalmente arriva al disco ufficiale. Ne pubblica ben due per XL Recordings, “Acousmatic sorcery” (2012) e “Nobody knows”(2013). Quest’anno Willis decide di fare tutto da solo. Questo “Experiments in time” è totalmente suonato e prodotto da lui. Si poteva avere inizialmente solo in download digitale, le molte richieste hanno convinto Beal a stampare una tiratura limitata di copie fisiche. L’autore descrive il proprio lavoro come “una collezione di ninnananne minimaliste elettroniche, un incrocio tra soul e canto gregoriano”. Le motivazioni di questa autoproduzione? “Mi sento molto solo - dichiara al “Guardian”- mi sento pieno di energie che però si coagulano come il latte (…). Voglio fare musica come se l’ascoltatore avesse una conversazione con me, voglio che sentano di avere un amico”.

 

earlDa queste note introduttive il lettore si sarà fatto un’idea della personalità e della musica di Willis Earl Beal. Si è scritto al proposito di un tributo a Tom Waits come a Nat King Cole insieme, ma il nome che viene forte alla mente ascoltando questo disco è quello di Terry Callier, specie i primi lavori. Il timbro vocale, baritonale e vellutato è molto simile. Così è simile la costruzione melodica dei pezzi e altrettanto lo è l’afflato profondamente spirituale che trasuda dalla musica di Beal. I brani sono tutti piuttosto lunghi, lenti, con arrangiamenti semplicissimi, aspetto prevedibile in un lavoro totalmente in solo. Lo strumento dominante Willis-Earl-Bealè una tastiera, suonata su accordi molto basici, solo in un paio di brani appaiono percussioni campionate o corde pizzicate. L’accompagnamento strumentale è poco più che un sottofondo per il flusso di coscienza di Beal, la cui voce è molto bella e melodica. Chi nella musica apprezza particolarmente il virtuosismo non amerà un disco di questo tipo, intimo e minimale, chi invece apprezza un forte pathos emotivo potrà farsi catturare. Disco che ha un suo fascino ma risente anche di una leggera monotonia.


Voto: 6.5/10
Alfredo Sgarlato

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