Migliora leggibilitàStampa
27 Agosto 2020 ,

Jason Molina Eight Gates

2020 - Secretly Canadian
[Uscita: 07/08/2020]

Un’antica leggenda narra che si poteva accedere alla città di Londra attraverso sette porte poste lungo il muro che ne delimitava il perimetro urbano. L’idea di queste mitiche sette porte avrebbe suggestionato l’immaginazione di Jason Molina il quale nel 2006 si staccò momentaneamente dalla band per trasferirsi proprio a Londra e vivere un periodo di solitudine. Pare, ancora, che in quel periodo Molina scrisse nuovi brani e si convinse che oltre alle sette porte di Londra ve ne fosse un’altra invisibile, percorribile solo nella sua mente. Nasce così la raccolta “Eight Gates”, le cui canzoni danno una rappresentazione del musicista di Chicago nella sua dimensione più dolente ed intima, se possibile vicino al decadentismo di “The Lioness”, pubblicato con lo pseudonimo di Songs: Ohia. I nove brani sono lacerazioni di un’anima che tentava di uscire dai cunicoli delle proprie debolezze e cadute, a volte solo abbozzi di disegni incerti su una tela bianca solo per vedere quale traiettoria i colori avrebbero preso. In questo senso, la scrittura di “Eight Gates” è avvolta da una velatura di incompiutezza che ne delimita lo sviluppo, anche perché non sapremo mai se le composizioni sarebbero confluite in un nuovo progetto o semplicemente pensate per raffigurare una transizione. In fondo, questo è l’interrogativo che ci si pone ogni volta dinanzi a pubblicazioni successive alla morte di un artista, scorporate dal suo controllo e in violazione di una intimità insondabile. Possiamo dire che “Eight Gates” contiene frammenti di verità sparse, una parte della complessità dell’essere ed uno scorcio di dolore che possiamo trovare in tutta la produzione di Jason Molina. La musica di “Eight Gates” ha le vibrazioni di un dagherrotipo che cristallizza l’immagine di uno spirito di passaggio, proveniente da luoghi lontanissimi e che ha guardato il mondo con i nostri stessi occhi. Le canzoni sono attraversate dalla sacralità di un blues e di un folk ancestrale frammisto ad echi di stanze spoglie sul cui pavimento troviamo vetri rotti di qualcosa che non può essere ricomposto. Whisper Away è una litania poggiata su accordi di organo e violino, così come la successiva Shadow Answers The Wall (entrambe le tracce più compiute della track-list) possiede un mood vicino alle asperità di Nick Cave. Con The Mission’s End si entra nel fitto territorio dell’Americana più rurale di Will Oldham, così come Old Worry è vicina al rigore di “Masters And Everyone”. Dopo la quieta drammaticità di Be Told The Truth, troviamo Thistle Blue con il suo cuore di southern melmoso nelle cui spire si viene risucchiati. Alla fine dell'ascolto, impressiona la percezione di come queste composizioni portino con sé un profondo senso di fine, come di un ciclo che sta per esaurire la propria spinta vitale. Nove canzoni come un lascito, un dono ancora da incartare al cui interno scorgere lucenti fragilità di chi passa una vita a cercare la propria strada.

Voto: 7/10
Giuseppe Rapisarda

Audio

Inizio pagina