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3 Aprile 2020

Expansions: The Dave Liebman Group Earth

2020 - Whaling City Sound
[Uscita: 07/02/2020]

L’eclettico sassofonista di fama mondiale Dave Liebman già sodale, tra mille altri, di Miles Davis e di Elvin Jones (e chi scrive ebbe la fortuna di vederlo live con la band di quest’ultimo) dopo aver giocato col fuoco, l’aria e l’acqua in momenti diversi della sua lunghissima carriera, dedica e propone un nuovo album riferito a un altro dei quattro elementi dello zodiaco occidentale. Trattasi infatti della Terra, vista non tanto come sostanza solida e materiale ma del pianeta che ci ospita. Il titolo è già di per sé programmatico, così come quelli dei brani, riferiti al deserto, alla giungla, ai monti, ai vulcani e ai canyon che solcano le asperità terrestri. Coadiuvato da una collaudata band che lo vede affiancato da vecchie glorie (il bassista elettrico Tony Marino è con lui da tempo immemore) e nuove e apprezzate leve del jazz contemporaneo (Bobby Avey al pianoforte) il leader si destreggia da par suo tra i fraseggi di un jazz per certi versi classico, (Dust To Dust) e quelli più insolenti di una sottotraccia free e improvvisata quali si scorgono in più di uno dei quattordici brani quali Volcano/Avalanche, Cocrete Jungle e soprattutto Galaxy, brani dove il sassofono del leader dialoga amabilmente con l’altro sodale riconosciuto, Matt Vashlishan, che, curiosamente, abbandona i fiati per i quali è conosciuto ed apprezzato per dedicarsi quasi esclusivamente ai sintetizzatori. La cifra stilistica è comunque quella di un jazz pacato e poco gridato con punte di rarefazione come in The Sahara che possiede la densa intensità del deserto a cui è dedicato e di Grand Canyon/Mt. Everest che si snoda tra gole sinuose e primordiali ed eteree altezze non solo geografiche. Non vi sono stacchi né attimi di silenzio tra un brano e l’altro in questo album che ha le dimensioni e la scansione di una vera e propria suite dove brevi interludi strumentali di un paio di minuti, o addirittura meno, offrono il destro a ogni musicista presente di esibirsi, più o meno in solitaria, col rispettivo strumento. Tra questi Percussion/Flute Interlude vede le percussioni indianeggianti (tablas?) di Alex Ritz (anche notevole drummer, ovviamente) accompagnare il flauto di legno di Liebman con una piacevole risultanza etnica, in Soprano Saxophone Interlude il leader si cimenta in solitaria col suo strumento preferito e Piano Interlude vede Bobby Avey torrenteggiare al pianoforte tra sonorità liquide e rimbalzanti come acqua che scorre. La ripresa finale di Earth Theme che aveva aperto l’album quarantasette minuti prima e che flirta tra jazz e ambient è la degna e classica conclusione, come in ogni concept-album che si rispetti.

Voto: 7/10
Maurizio Pupi Bracali

Audio

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