Migliora leggibilitàStampa

Dorthia Cottrell DORTHIA COTTRELL

2015 - Forcefield Records
[Uscita: 03/03/2015]

USA  #consigliatodadistorsioni

 

Dorthia Cottrell - Dorthia CottrellDorthia Cottrell è cresciuta a King George, piccola cittadina rurale della Virginia. Ha iniziato da bambina a suonare il piano e poi a cantare accompagnata dalla nonna e dalla chitarra del padre. Da teenager ha composto le prime canzoni alla chitarra. Si è quindi  trasferita a Richmond dove il suo talento le ha permesso di assurgere al ruolo di cantante di un gruppo di stoners/doomers indemoniati, conosciuti e temuti col nome di Windhand. Windhand è creatura capace di produrre un inferno di doom-metal riffs, tonnellate di fuzz, che a volte cercano di sommergere la sua voce, ma lei ne esce sempre fuori con classe, ergendosi brillantemente sul marasma sonoro/vulcanico provocato dai suoi musicisti. In studio di registrazione è addirittura lei che, a volte, richiede missaggi della voce un poco al di sotto delle chitarre. Guida un dragster pieno di energumeni, che producono distorsione e saturazione, lungo autostrade infuocate e quando è trapelata la notizia che stava uscendo con  un disco di musica acustica, coronamento di una decade di scrittura, è stato un colpo al cuore.

 

Sembra, infatti,  che alcuni  componenti di bands che di solito non fanno prigionieri, considerino l'album acustico  come una prova di maturità, per rivelare le loro anime troppo spesso sommerse da montagne di decibels. Quasi a cercare di fare emergere la profondità delle proprie emozioni sopraffatte dalla tirannia della logica e della morale del sogno americano. Quasi a voler giustificare quella musica rumorosa come richiesta di aiuto proveniente da animi  sensibili, ma da tempo con le spalle al muro, che estraggono dorthiagli artigli solo per non soccombere. Quando questo accade siamo di fronte a dischi bellissimi. Se lo fa quel figo ultragalattico di Steve Von Till, son sempre  albums ai primi posti nelle classifiche di fine anno. Anche il suo band-buddy Scott Kelly ha realizzato lavori acustici notevolissimi. Altrettanto Wino Weinrich dei Saint Vitus. Per non parlare della label Neurosis che ha dedicato  due dischi tributo alla leggenda di Townes Van Zandt. Dorthia Cottrell rinnova il miracolo. Accompagnata solo dalla chitarra e  pedal steel di Kevin Wade  attinge ai paesaggi sonoro immaginati per la colonna sonora di “Paris, Texas”, canta dell'America sconosciuta, lontano dai riflettori delle grandi città ormai occidentalizzate. Dona pace ai freaks nascosti nei boschi del mid-west, ai disperati persi nei deserti,  a coloro che riposano nelle palafitte delle paludi della Louisiana,  ristoro per i cow-boys moderni che trascorrono trimestri solitari nelle montagne inospitali. Sono note viscerali di un blues spettrale, scarnificato, sospeso in aria, con accenti misteriosi, note disinvolte che fan vibrare le corde tese e tormentate dal riverbero. Dorthia solista è creatura sbozzata dalla penna di Faulkner. Aureola di sporco attorno agli occhi, mette a nudo il suo cuore, mostra l'anima e la quiete urgenza della sua voce comunica profonda tristezza, saggezza, ma anche meraviglia. 

 

La sua poetica ha il dono di mostrare i grandi sentimenti che stanno dietro le piccole cose, con la capacità di far sì che ogni sospiro abbia importanza nell'economia dell'opera. Aggiunge, inoltre, pennellate di misticismo con le quali dipingere la propria idea rivelatrice. Creatura splendida, dall'incedere lento, esorcismo blues interstellare, liquido affresco di volti ed immagini reduci da faticosi viaggi. Grido che ricerca territori reali oblur-specter immaginari e pulsazioni diafane di sfacelo costruttivo. Conosce l'amore cosmico prima di innamorarsi, scava nel profondo dell'anima senza essere né madre, né matrigna, mentre circondata dal buio scorre verso la luce. Puro blues moderno, scheletrico, essenziale, atmosferico, con inflessioni lunari rubate all'arte folk, ma non credete a chi vi dirà che è disco folk. Questo è il blues del nuovo millennio, che vi curerà  come rimedio omeopatico. Un blues intimista che rischia di essere molto più rumoroso dei dischi di Windhand, perché ci mette di fronte alle nostre responsabilità. Scava nel nostro profondo a mostrare la realtà dei nostri esseri ed allora non sarà  più possibile accampare alibi,  costretti a decidere cosa vogliamo essere e come  ottenerlo. Superfluo citare o descrivere  canzoni, perché tutto il disco è una meraviglia di blues sospeso, sussurrato, raffreddato al calor bianco dell'intimità d'artista. Tutte le canzoni sono arte minimale americana lavata alla fonte del  blues cristallino e fuorilegge.  Segnaliamo, solo per dovere di cronaca, che  Rake e Song For You sono covers di Townes Van Zandt e Gram Parson e non è necessario aggiungere altro. Tutti noi abbiamo del blues che ci attanaglia quotidianamente, fatevi un regalo e correte ad acquistare questa meraviglia per esorcizzare i vostri demoni.

Voto: 9/10
Francesco Belli

Audio

Inizio pagina