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27 Gennaio 2012 ,

Deer Tick DIVINE PROVIDENCE

2011 - Partisan Records
[Uscita: 25/10/2011]

La parola d'ordine di questo disco potrebbe essere “anche i country-rockers hanno un'anima, e suona il rock'n'roll!”. E si, perchè i loro precedenti tre lavori affondavano profonde radici nel folk statunitense, nella tradizione country, con un incedere spesso tranquillo e incline più alla ballata che non al rock. Per dirla tutta, però, giungono notizie che, dal vivo, la banda suoni in modo tutt'affatto diverso, con gran dispendio di energia e attitudine addirittura vicina al punk. Proprio questo è il lato della loro musicalità che ha il sopravvento in questo “Divine Providence”, assieme ad un certo amore per le birrerie ben fornite, al punto che, programmaticamente, nel folgorante opener The Bump, veniamo messi al corrente di quanto segue: “We’re full grown men / But we act like kids”, siamo uomini fatti, ma ci comportiamo come ragazzini. E, indiscutibilmente, ci trovano parecchio gusto. Sarà perchè il disco stato è registrato nella loro città, quindi il solito bar era a portata di mano, in ogni caso John McCauley e soci sembrano particolarmente a proprio agio.

 

Il prodotto che ne vien fuori, quindi, è piacevole, personalmente preferisco gli episodi più “mossi”, quindi ho subito avuto un impatto positivo con i primi tre pezzi, la sopra citata The Bump, Funny World, un rockettone piuttosto anni '70, con tanto di doppio assolo di chitarra e Let's All Go To The Bar, un vero e proprio inno che inizia in puro stile Ramones. Ci si calma, però, subito dopo con la piacevole ballata country Clownin' Around, cantata dal batterista Dennis Ryan, poi, con Main Street, ci risuona nelle orecchie un nome: Replacements. Ed è un bel sentire. Segue un'altra ballata piuttosto scura nei toni, Chevy Express, poi un altro po' di rock'n'roll con la veloce, un po' rollingstoniana, Something To Brag About e Walkin' Out The Door, con in evidenza un hammond d'antan. Il disco, a questo punto, svolta sul lento. Non convincono appieno Make Believe, con un synth fuori luogo, seguita dal country canonico di Now It's Your Turn e dalla noiosa Electric, quasi solo voce e piano elettrico, piuttosto lamentosa. Le ultime due canzoni ci risollevano parzialmente lo spirito: Miss K è un country-rock semiacustico piacevole e Mr. Cigarette, una cover di Paul Westerberg (Replacements, ancora...), una specie di country-blues sbracato. Insomma, un disco piuttosto discontinuo, che alterna belle cose con altre discutibili.

 

 

Luca Sanna
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