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22 Febbraio 2021

Tindersticks Distractions

2021 - City Slang
[Uscita: 19/02/2021]

Tredicesimo album per i Tindersticks, band tra le poche inconfondibili dell'epoca post-moderna, grazie soprattutto alla splendida voce di Stuart Staples, nuovo capitolo di una carriera con molti picchi (su tutti i primi cinque album) e qualche caduta (su tutte il noioso “Falling Down A Mountain”). Tra le cadute, diciamolo subito senza pietà, questo nuovo “Distractions”. È inevitabile che una band giunta oltre i trent'anni di attività tenti nuove strade, o si giochi il disco di covers: i Tindersticks sembrano indecisi sul da farsi, e pubblicano questo album un po' ibrido, con tre covers e quattro inediti, di cui due piuttosto lunghi. Il disco si apre col primo singolo Man Alone (Can't Stop The Fadin'), brano che più di tutti cerca l'apertura verso nuove strade: batteria elettronica, peraltro poco invadente, com'è nelle corde del gruppo, basso funkeggiante, ritmo piuttosto sostenuto dietro alla melodia tipicamente soave. Il pezzo è però troppo lungo. Quindi abbiamo I Imagine You, recitativo su atmosfere ambient, brano abbastanza superfluo, stilemi replicati nella conclusiva The Bough Bends, anche questa troppo lunga, uno di quei brani che ti fa domandare quand'è che comincia davvero la canzone. Va meglio con Tue-Moi, ballata in lingua francese, pianoforte in evidenza, interpretazione sentita. Veniamo ora alle cover: A Man Needs A Maid viene dal classicismo di Neil Young di Harvest (non la sua canzone che preferiamo, confessiamo), è quasi irriconoscibile rispetto all'originale se non si segue il testo, e questo è giusto quando si fa la cover di una pezzo così famoso; il brano si ascolta molto volentieri, un arrangiamento elettronico e minimale contrasta con le pesanti orchestrazioni dell'originale;  Lady With The Braid è una canzone di Dory Previn, moglie del più noto Andrè, pubblicata nel 1971, di cui esiste anche una versione di Milva, Una Donna Sola; è una ballata molto bella, dalla melodia piana, che Stuart e compagni ci restituiscono con un bell'arrangiamento molto classicheggiante, col contrabbasso al proscenio, molto diverso dal country dell'originale. Cambio radicale con la successiva You'll Have To Scream Louder, dal misconosciuto capolavoro dei Television Personalities “The Painted World” (1984), e ancor più radicale la svolta rispetto al modello: dal punk si passa a un sontuoso funky con batteria elettronica e chitarra agile in sottofondo; insieme alla precedente il brano più avvincente del disco. L'ispirazione per questo nuovo disco, ha raccontato Stuart Staples in un'intervista, è venuta dal senso di isolamento e solitudine provati durante il lockdown: possibile che il minimalismo degli arrangiamenti, unito alla malinconia tipica del gruppo, ne sia il risultato. Però quei sentimenti provati non hanno ispirato i nostri a sufficienza, portandoli a un disco piuttosto interlocutorio. Il pathos dei loro dischi più riusciti qui è piuttosto lontano, non si prova quel rapimento emotivo che era scatenato dalle loro prove migliori. Consigliabile ai completisti o come ascolto di sottofondo

Voto: 6/10
Alfredo Sgarlato

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