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29 Settembre 2012 ,

Dola J. Chaplin TO THE TREMENDOUS ROAD

2012 - Volume! Records
[Uscita: 25 /06/2012]

Dola J. Chaplin TO THE TREMENDOUS ROAD 25 Giugno 2012 – Volume! Records Quando ho messo per la prima volta sul lettore questo cd fin dalle prime note sono stato proiettato nei grandi spazi del continente americano, non soltanto per la lingua inglese usata nel canto, ma soprattutto per le sonorità che uscivano dalle casse e che rimandano a intense ballate tra country, blues e folk che hanno costituito parte fondamentale dell’immaginario a stelle e strisce. Eppure dietro il moniker di Dola J. Chaplin si cela un trentaduenne musicista italiano, nato in provincia di Roma, ma che ha scelto come patria d’adozione il mondo anglosassone, e che dopo un passato punk adesso ama definirsi un “singer songwriter”. Il disco è il racconto degli anni trascorsi dal nostro on the road fra Inghilterra e States, senza una meta definita, ma lasciandosi guidare dal caso e dalla curiosità; città, paesaggi, strade, tramonti infuocati, uomini e donne, piccoli e grandi accadimenti, incontri, sentimenti che hanno reso significativo il viaggio costituiscono la materia di cui sono fatte queste undici canzoni. Già il titolo scelto “To The Tremendous Road” ci indica la natura complessa del viaggio, infatti tremendous ha il duplice significato, un vero e proprio ossimoro, di felice e di terribile e così i sentimenti che la musica di Dola J. Chaplin esprime vagano fra la gioia, il senso di libertà, la malinconia, la solitudine, la nostalgia, la paura, l’amore, la tristezza.

 

«So here I am again searchin’ / what the road knows / and who know often kills» sono i primi inquietanti versi della canzone che dà il titolo all’album, un country cantato in coppia con Emma Tricca e accompagnato dalla chitarra e dal banjo che precedono l’ingresso delle percussioni e del violino; in Sails e in Nothing To Say la voce calda di Dola e l’arpeggio della chitarra per due canzoni intimistiche  fra amori, solitudini, sogni e incomprensioni; What I Care, canzone scelta come primo singolo, è una ballata di immediata presa e fascino, il fantasma di Dylan e della Band si aggira fra le note della chitarra e dell’armonica mentre le parole sono un inno alla libertà  del busker: «I don’t need no money / money don’t care about me»; affascinanti le cadenze bluesy di Railway e la ballata folk di Go Wild.

 

Un debutto riuscito questo “dell’americano a Roma” Dola J. Chaplin con una produzione particolarmente apprezzabile curata dalla Polyproject, il suono esce nitido e pulitissimo, gli arrangiamenti sono estremamente equilibrati e mai ridondanti, e si perdona facilmente qualche piccolo momento di stanca e un canto forse non impeccabile, ma molto espressivo a fronte di un pugno di canzoni che ti entrano subito nell’anima e che ti ritrovi a canticchiare già dal secondo ascolto. Accostatevi a questo artista e collocate il suo cd accanto a quelli dei già citati Dylan e Band, allo Springsteen di "Nebraska", a Ben Harper e ai cantori dell’America aspra e immaginifica delle radici. 

Ignazio Gulotta

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