L'Albero del Veleno TALE OF A DARK FATE
[Uscita: 31/10/2017]
#consigliatodadistorsioni
Oneiroi e parche. Sogno, delirio e morte. Il ricorso allegorico alla mitologia greca per effigiare la caliginosa leggenda di un arbusto dalle radici malefiche. Sono questi gli arcani elementi che delineano “Tale of a Dark Fate” inedito concept - completamente strumentale - che segna il ritorno sulla scena discografica de L'Albero del Veleno a quattro anni di distanza dall'interessante full-lenght d'esordio eponimo. La viscerale attrazione per la cinematografia thriller-horror degli anni 60/70 ed i suoi suggestivi soundtracks rappresenta - sin dagli esordi del 2010 - la principale fonte di ispirazione artistica per il sestetto di origini fiorentine attualmente composto da Nadin Petrucelli (tastiere), Lorenzo Picchi (chitarre), Michele Andreuccetti (basso), Marco Brenzini (flauto), Jacopo Ciani (violino e viola) e Claudio Miniati (batteria).
“Tale of a Dark Fate” è un viaggio immaginifico che attraversando risonanze care ai vari Micalizzi, Cipriani e Frizzi ed ovviamente Goblin, ci conduce all'ombra delle fronde di un albero dove un malcapitato viaggiatore - dopo aver ingerito le funesti bacche della pianta - si addormenta ed inconsapevolmente passa dal sogno alla morte. Una track-list di undici movimenti suddivisa in due sostanziali capitoli (Hypnos dedicato alla parte onirica della storia e il successivo Thanatos imperniato sulla farneticazione ed il trapasso) in cui la formazione toscana esprime le eccelse potenzialità compositive di cui è proprietaria, allestendo orditi musicali che - galleggiando tra ambient, progressive e metal - riescono a sviluppare la suspence tipica dei lungometraggi di genere dalle quali traggono spunto.
Arricchita dall'interessante artwork di Steve Indronant, abile nel rappresentare ogni singolo spaventoso interprete del racconto in una tavola tematica dalle tinte gotiche, Tale of a Dark Fate si rivela proposta di buon livello, tecnicamente curata ed apprezzabile nella sua struttura da colonna sonora. Talento e passione sono doti che non difettano di certo a questo giovane ensemble toscano che esce con successo da questo secondo velleitario banco di prova che (in mancanza di un reale supporto filmato) riesce a proiettare con i suoi fotogrammi sonori l'ascoltatore di turno in un contesto magicamente surreale degno delle soggettive argentiane o degli zoom di Bava. Incubo o sogno poco importa; è l'emozione in fondo a vincere.
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