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2 Gennaio 2018

L'Albero del Veleno TALE OF A DARK FATE

2017 - Black Widow Records
[Uscita: 31/10/2017]

#consigliatodadistorsioni

 

Oneiroi e parche. Sogno, delirio e morte. Il ricorso allegorico alla mitologia greca per effigiare la caliginosa leggenda di un arbusto dalle radici malefiche. Sono questi gli arcani elementi che delineano “Tale of a Dark Fate” inedito concept - completamente strumentale - che segna il ritorno sulla scena discografica de L'Albero del Veleno a quattro anni di distanza dall'interessante full-lenght d'esordio eponimo. La viscerale attrazione per la cinematografia thriller-horror degli anni 60/70 ed i suoi suggestivi soundtracks rappresenta - sin dagli esordi del 2010 - la principale fonte di ispirazione artistica per il sestetto di origini fiorentine attualmente composto da Nadin Petrucelli (tastiere), Lorenzo Picchi (chitarre), Michele Andreuccetti (basso), Marco Brenzini (flauto), Jacopo Ciani (violino e viola) e Claudio Miniati (batteria).

 

Tale of a Dark Fate è un viaggio immaginifico che attraversando risonanze care ai vari Micalizzi, Cipriani e Frizzi ed ovviamente Goblin, ci conduce all'ombra delle fronde di un 531946_596743680351868_313188181_nalbero dove un malcapitato viaggiatore - dopo aver ingerito le funesti bacche della pianta - si addormenta ed inconsapevolmente passa dal sogno alla morte. Una track-list di undici movimenti suddivisa in due sostanziali capitoli (Hypnos dedicato alla parte onirica della storia e il successivo Thanatos imperniato sulla farneticazione ed il trapasso) in cui la formazione toscana esprime le eccelse potenzialità compositive di cui è proprietaria, allestendo orditi musicali che - galleggiando tra ambient, progressive e metal - riescono a sviluppare la suspence tipica dei lungometraggi di genere dalle quali traggono spunto.

 

Tavola-di-Steve-IndronantArricchita dall'interessante artwork di Steve Indronant, abile nel rappresentare ogni singolo spaventoso interprete del racconto in una tavola tematica dalle tinte gotiche, Tale of a Dark Fate si rivela proposta di buon livello, tecnicamente curata ed apprezzabile nella sua struttura da colonna sonora. Talento e passione sono doti che non difettano di certo a questo giovane ensemble toscano che esce con successo da questo secondo velleitario banco di prova che (in mancanza di un reale supporto filmato) riesce a proiettare con i suoi fotogrammi sonori l'ascoltatore di turno in un contesto magicamente surreale degno delle soggettive argentiane o degli zoom di Bava. Incubo o sogno poco importa; è l'emozione in fondo a vincere.

Voto: 7,5/10
Alessandro Freschi

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