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Julinko SWEET DEMON

2016 - Tiny Speaker, ltd. ed. CD
[Uscita: 10/10/2016]

#consigliatodadistorsioni  

 

julinkoa0855758661_16Julinko, all’anagrafe Giulia Parin (voce, chitarra e composizione), si affaccia al mondo discografico nell’autunno 2015 con l’album in cassetta “Hidden Omens” per la Stoned To Death di Praga e dopo circa un anno torna con questo CD in 150 copie dall’elegante packaging che inaugura il catalogo della Tiny Speaker, nuova label cagliaritana. Julinko si fa aiutare per arrangiamenti e ulteriore strumentazione (percussioni, chitarre, fisarmonica, organo, cori) da Carlo Veneziano, ex-chitarrista del gruppo indie-noise One Dimensional Man. “Sweet Demon” raccoglie brani scritti, arrangiati e registrati dai due musicisti durante una lunga permanenza a Praga.  Il tema del disco ruota intorno ai significati del daimon greco, piuttosto che al demone cristiano: stato post-mortem degli umani (Esiodo), destino di ciascuno di noi (Eraclito), spirito guida ovvero voce della coscienza (Socrate), forza che consente all’uomo di elevarsi verso il divino (Platone), anima liberata dal corpo (grazie alla morte) in cui permane il conflitto tra bene e male (Senocrate). Ananke (dal nome di una dea degli antichi culti misterici greci) apre l’album con vocalizzi classicheggianti sommersi da stridori di strumenti a corde dal mood cupo e vagamente mediterraneo.  Fever Comes è un’oscura ballata folk basata su un arpeggio di chitarra lontano, una seconda chitarra che funge da basso, percussioni tribali lontane (nel finale) e la voce eterea che accarezza le orecchie. Ruins, una ballata oscura e lisergica, di cui è stato realizzato un bel video, non si dimentica facilmente. Morgana si muove tra nu psych e neofolk con l’intensa interpretazione vocale della Parin in evidenza.

 

julinkoStill Life, la song più melodica per la sua linea vocale, appronta una sorta di rivisitazione del mood dei Velvet Underground, con tanto di batteria tribale e arpeggi saturi e riverberati. Ride, un’altra ballata lisergica, ha come protagonisti intrecci di chitarre; la batteria di sottofondo appare verso la fine. Lovers Dead Alive disegna una suite sperimentale: nella prima parte, piuttosto ambient, la chitarra elettrica con il delay e la voce, suadente e riverberatissima, improvvisano su droni e tappeti fissi; nella seconda sezione le voci (più nitida e melodica quella della Parin, più in sottofondo quella di Veneziano) e le chitarre prendono il posto delle tastiere tramando melodie medievaleggianti (Dead Can Dance docet); alla fine la batteria ci trasporta in territori rock psichedelici. The Dweller and The Strange Wind è una folk song cupa e malinconica in cui la voce e la chitarra vengono famuaccompagnate da una fisarmonica. La conclusiva Daimon sembra il reprise di Ananke con un aspetto drone più evidente rispetto a quello elettroacustico della traccia iniziale. Elementi di psichedelia, musique concrete, dark folk, ethereal e neofolk si intrecciano in un mix coerente ed evocativo. La padronanza di Julinko nell’interpretare mood variegati con differenti tecniche vocali non lascia indifferenti; la maestria di Veneziano nella produzione di un onirico e adeguato supporto sonoro alle composizioni riesce a confezionare un album maturo, con una produzione a tratti volutamente lo-fi, che ci permette di gustare la performance dei due artisti senza troppi artifici di studio. Consigliatissimo. 

 

Voto: 8/10
Diego Loporcaro

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