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8 Marzo 2018 , ,

Maurizio Abate STANDING WATERS

2018 - Boring Machines-Black Sweat Records, LP-CD
[Uscita: 16/02/2018]

#consigliatodadistorsioni 

    

m.abate a2295357771_10Sarebbe fin troppo facile appellarsi a un filo conduttore che lega quest’ultimo lavoro di Maurizio Abate con i precedenti  “Loneliness, Desire and Revenge “ (2015) o “A Way to Nowhere”  (2014) in una esplorazione intimistica di ideali posti del cuore. La magia del suo tocco chitarristico è in grado di affrescare panorami ampi e diversificati. Le traiettorie sono imprevedibili e affascinanti nella loro instabilità. Corrono sinuose e impalpabili accarezzando i sensi ma repentinamente si fanno anche tese, vibranti, cariche di indomiti impeti emozionali. La verità è che l’artista non è mai chiuso ad un sentire puramente personalistico ma è un attento osservatore del circostante. Il suo approccio sperimentale parte sempre da visuali trasversali, il suo punto di osservazione si focalizza nel cogliere la variazione impercettibile. Che sia un mutare tensivo o un lieve scarto direzionale. Il suo è un racconto dettagliato del suono e di come l’emissione sia in grado di imprimersi nello spazio tempo. L’immagine emblematica delle acque increspate ritratte nella suggestiva immagine di copertina (foto di Ilaria Doimo) e lo stesso titolo “Standing Waters, sono eloquenti riferimenti ad una staticità solo apparente. Le barriere contenitive che preludono all’immobilità sono in realtà la cassa di risonanza della fibrillazione entropica, misurano la forza e l’incontenibilità degli elementi perturbanti e scatenanti. Il viaggio proposto è affascinante e carico di seduzione. Non è pensato ma affidato a un sentire subitaneo e istintivo per cui riesce a procedere con naturalezza, a tratti con incanto sensoriale che invita all’immedesimazione. 

 

Maurizio-Abate_Standing-Waters_Promo4Tuttavia vengono meno le liquidità soporifere e rilassanti dei due lavori precedenti. Il folk scarno e minimale trascolora in un complesso gioco di ombre in un crepuscolo che sfuma i contorni e rende vibranti i colori. Qui è richiesto un ascolto più partecipe e vigile. C’è un’interazione maestosa con il piano e con gli archi, una vitalità frenetica, guizzi di inatteso che vanno colti e rincorsi. Odonata termina in un’immersione apneica che trascina in abissi lugubri di dispersione i precedenti giochi di armonia e lievità. Shaping The Mud sembra una pioggia scintillante di tanti rivoli che si infrangono e si trasformano, un incanto di riflessi, di geometrie concentriche che esplodono e rapprendono. Richiami a una spiritualità esotica, a un misticismo primitivo e straniante ma poi anche vorticose sferzate di vento desertico che riportano a una realtà carnale, selvaggia, ribelle, ostinatamente terrena. Una corrente, un flusso continuo, un moto eterno che si nutre di variabili e ripetizioni per allestire la Maurizio-Abate_Standing-Waters_Promo2sua danza voluttuosa, capace di mimare tutti gli slanci del mondo. L’incanto estatico è lo smarrimento. L’equilibrio è un caos che si ridesta. La poesia sono stille di pensieri fuggevoli, interrogativi musicali di ineffabilità. La chitarra acustica di Abate esplora, raccoglie, rimanda, e per la prima volta non si ha un sentore di ricerca in solitaria ma di una interazione. L’idea dello strimpellare per comunicare un’inquietudine interiore è qui decisamente sostituita da un intento celebrativo e interpretativo di ciò che arriva dall’esterno e che si coglie con grande raffinatezza, con gioioso stupore. 

 

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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