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30 Ottobre 2014 ,

Ila Rosso SECONDO ME I BUONI

2014 - INRI/Libellula Music
[Uscita: 14/10/2014]

# Consigliato da Distorsioni

ila rossoIlario Rosso, in arte semplicemente Ila, torinese, è un laureato in fisica e un amante di tutti i generi di musica. Dopo aver frequentato il punk, il noise e l’elettronica, ha scelto come via definitiva, almeno per ora, la strada dello chansonnier raffinato e irriverente. Dopo “La bella presenza” del 2012 pubblica il secondo album “Secondo me i buoni”. In questo disco Ila Rosso ci porta in viaggio tra vizi e virtù dell’Italia di oggi. I testi sono da seguire con attenzione, giochi di parole e sottotesti funzionano alla grande, la lezione di Giorgio Gaber non è passata invano. Lungi da noi scomodare i santi dal Paradiso, ma abbiamo visto il cantautore torinese in concerto ed è davvero godibile. La Canzone dei Murazzi ci racconta un angolo di mondo dove si può ancora fare festa, Casi popolari sono quelli che insistono a voler fare i cantanti in un mondo che ne è inflazionato (e si guadagna pure poco), bello l’arrangiamento, con archi e fiati ben scritti, non invadenti. Cerco l’azzurro, nostalgie astigiane, è dominata dal violoncello di Gabriele Montanaro, collaboratore fisso di Ila, valido polistrumentista che si cimenta anche con fisarmonica e tastiere.

 

Malgrado il tono apparentemente scanzonato malinconia e disincanto dominano il disco: come già abbiamo scritto recensendo altri dischi italiani di questa ottima annata, la iladisillusione domina la generazione dei trenta/quarantenni. E probabilmente ne hanno tutte le ragioni. Molte le vittime della satira di Ila Rosso: i buoni, gli inconcludenti, la banalità, se stesso, perché giustamente ironia e autoironia vanno di pari passo (purché non si finisca nel crogiolarsi nel personaggio del perdente). La Filastrocca dei mesi gioca abilmente coi luoghi comuni, il dixie blues Ballata degli ultimi ubriaconi con una bella partitura diilarosso_2012 trombone e basso tuba riprende uno dei più classici topos cantautorati, l’alcolizzato che in fondo è un uomo solo e deluso. I morti affossa il costume nazionale di rivalutare chiunque purché sia morto, Tango dei Puri e La canzone cafona sono le “avvelenate” di Ila Rosso. I lettori si chiederanno: in questo periodo di invasione musicale, c’è bisogno di nuovi cantautori? Rispondiamo: invece di seguire eterne promesse ferme al primo disco come Brondi o sopravvalutate creazioni hype come Brunori, per quanto perennemente candidate a premi, date una chance a chi, come Ila Rosso, viene dal sottobosco dei locali, ha qualcosa da dire e lo dice anche meglio. 

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato

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