Migliora leggibilitàStampa
4 Ottobre 2017 ,

Caparezza PRISONER 709

2017 - Universal Music Italia
[Uscita: 15/09/2017]

prisoner 709Il rapper molfettese Caparezza, al secolo Michele Salvemini, esce da un periodo turbolento, iniziato tre anni fa con il Premio Tenco 2014 vinto grazie all’album “Museica” e proseguito con la scoperta di essere affetto dall’acufene, una costante vibrazione nell’orecchio per cui, al momento, non si conosce cura. Un humus burrascoso e perfetto per far crescere il concetto che sta alle spalle di “Prisoner 709”, settimo episodio in studio dell’artista pugliese. Meno pop del solito, molto meno “di denuncia” rispetto agli standard (L’Uomo che Premette e L’Infinito sono tra i pochi spunti di riflessione extra personali del disco), il nuovo album è straordinariamente introspettivo: un grosso passo avanti per il rap italiano (e non solo) innanzitutto perché le rime di Caparezza sono sempre di un livello lirico altissimo e mai banale, e poi per le armonie che accompagnano il freestyle, che strizzano l’occhio alle tessiture complesse dell’hard rock e del crossover di illustri band come Rage Against The Machine.

 

Il tema fondante che percorre sotto traccia tutti i sedici episodi è la prigionia, la vita dietro le sbarre e il disperato tentativo di fuga (il video di Prisoner 709 è ambientato in un carcere). Una prigionia che viene declinata in vari sensi, a cominciare dall’angosciante psicoanalisi hard ‘n’ heavy di Forever Jung e Prosopagnosia (intro che riprende il nome di un disturbo percettivo patologico): intelligente la partecipazione dell’ex Quintorigo John De Leo, che ricompare anche in Minimoog). Ma prigionia è anche quella dell’artista che caparezzavorrebbe rompere le catene dell’ossessione da classifica (con questo album Caparezza è entrato direttamente al numero 1) per ricercare in libertà la composizione della canzone perfetta: profondissima, in questo senso Il Testo Che Avrei Voluto Scrivere, rime incalzanti che si dispiegano su un tappeto prog-rock, o Confusianesimo, sul dogmatismo religioso.

La prigione di Michele Salvemini, in questo momento e forse per sempre, resta l’acufene, cui l’artista dedica la bella Larsen (“Fischia l’orecchio, infuria l’acufene”), una lucida e matura accettazione di una patologia che per un musicista è più limitante che per qualsiasi altro essere umano. Prisoner 709 è un disco maturo, un salto di qualità che dopo Museica pareva impossibile e che invece il nostro è riuscito a compiere, forse anche per merito delle difficoltà suddette. Ecco perché le prestigiose collaborazioni con Max Gazzé caparezza 2(Migliora la Tua Memoria con un Click) e l’idolo di adolescenza Darryl DC Daniels dei DMC (che ha curato il freestyle in inglese su Forever Jung) non tolgono e non aggiungono nulla al lavoro esattamente come il singolo Ti Fa Stare Bene, unica concessione pop/radiofonica in un album il cui valore risiede proprio nell’accantonamento da parte dell’artista della sua anima più nazional popolare. 

 

Voto: 7/10
Riccardo Resta

Video

Inizio pagina