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13 Agosto 2014

Valerio Cosi PLAYS POPOL VUH

2014 - Dreamsheep
[Uscita: 20/06/2014]

cosifront                                                  # Consigliato da Distorsioni

Valerio Cosi ha dimostrato davvero in questa ultima manciata di anni di essere un artista completo e di aver saputo trovare un proprio originalissimo campo espressivo, una sua impronta distintiva. Il suo grande talento non ha assolutamente deluso le aspettative di chi aveva intravisto nel suo lavoro e nelle sue prestigiose collaborazioni un segno rivelatore di nuova qualità e nuovo fermento assai promettente nell'ambito di una scena un po' sbiadita come quella del nostro underground di matrice sperimentale e avanguardistica. Con il suo stupefacente "Heavy Electronic Pacific Rock" (2008, Digitalis) aveva dimostrato di possedere grande versatilità di linguaggi insieme a un tocco indefinito di arcano misticismo che rendeva inconfondibile la fluidità e la naturalezza avvolgente del suono. E' forse proprio con altrettanta naturalezza che, più che porsi a confronto con i Popol Vuh, in questo album si vanno a ricercare degli spunti, come dei punti di partenza, di ispirazione o dei fili conduttori per trovare nuove incantevoli diluizioni sonore. Si parte da una serie di suoni e di rimandi per poi giocarci sopra, senza alcuna autoreferenzialità, quasi come in un'intima ricerca che vuole approfondire e scandagliare, ripercorrere e ancora tentare nuovi spunti, nuovi inattesi. Ne esce un suono minimale, sinuoso, nervoso, intenso, ipnotico. La perfezione puntigliosa e manierista di mostri sacri quali i Popol Vuh perde di pomposità, si affievolisce dei vortici strumentali per entrare in una coralità eterea, pneumatica, pastorale. Le linee di sax sono incisive e graffianti, a tratti dirompenti, ma si muovono con la maestosità e la spontaneità di un corso d'acqua che si adagia e si adatta al proprio alveo.

 

cosiAguirre (In B Major - Stars Aligning) è un crescendo nebulare che si dischiude ad un albore, ad un'aurora emozionale di trepidazione e stupore. Piccoli tocchi di elettronica, riverberi ed una intensità rilasciata quasi per dispersione. Meno articolato e severo del brano originale ma non meno sacrale. Hosianna Mantra affida il suo magico languore psichedelico ad un sax estasiato e a un tribalismo percussivo cinetico ed elettrificato che ad un certo punto si apre ad una rumoristica straniante e feroce che impatta in ritmiche nervose e convulse. Clangori di post moderno che traducono l'inclinazione di Valerio Cosi per l'improvvisazione. In Vuh il sassofono e le tastiere dialogano intrecciandosi in una carnalità sanguigna in un'impellenza quasi rabbiosa e l'arrangiamento effettistico è una distorsione, una persistenza metallica che amplifica e lacera la voce del sax fino al suo urlo finale. Forse il pezzo più sorprendente è Train Trought Time, funkeggiante e metronomico, valerioincredibilmente omogeneo e compresso ma anche pieno di sfumature e repentini cambi ritmici. Affenstunde diventa una etno dance sincopata che attinge al post industriale allucinato e visionario di Foetus togliendo forse, nella parte centrale, quel cripticismo oscuro e sospeso che contraddistingue la suite originale. Davvero una prova di qualità e maturità che non manca di ironia e istrionismo nel suo calibratissimo approccio, in parte debitore e tributario ai maestri tedeschi delle origini krautrock, ma mai reverenziale, anzi, verrebbe da dire fieramente incline ad ampliarne il campo d'indagine con una sensibilità appartenente alla nostra contemporaneità.

 

 

Voto: 7.5/10
Romina Baldoni

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