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23 Maggio 2012 ,

Aldo Tagliapietra NELLA PIETRA E NEL VENTO

2012 - Clamore/Self
[Uscita: 22/05/2012]

Aldo Tagliapietra “Nella pietra e nel vento# Consigliato da DISTORSIONI

 

Sulle pagine web di Distorsioni, recensendo il live Unplugged (Vol 1 e 2) di Aldo Tagliapietra avevamo già annunciato l'uscita di questo nuovo titolo, "Nella pietra e nel vento”. L'ex-bassista/cantante de Le Orme, storica band veneziana, simbolo insieme a nomi come PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Osanna e Trip, di quella fulgida era che fece grande l'Italia musicale nel mondo che fu il rock progressivo italiano, ha ormai in modo definitivo “separato gli stracci” con il batterista Michi Dei Rossi, che continua a portare in giro il nome “Orme” con tutt’altri comprimari ed è lanciato verso la sua carriera solista con la grinta e l'entusiasmo di un ragazzino.

 

E proprio ragazzini, puramente in senso anagrafico, ma niente affatto sprovveduti e inesperti, sono i musicisti che lo accompagnano in questa nuova avventura. Rispetto all'album "Live Unplugged” già recensito ritroviamo a suo fianco solo il fido e validissimo pianista/tastierista Aligi Pasqualetto. La formazione (a due tastiere, cosa che ingolosirà non poco i fans del vecchio prog-rock) è completata dall'organista/tastierista Andrea De Nardi, dal chitarrista Matteo Ballarin e dal batterista Manuel Smaniotto. Questi ultimi tre, al di fuori della collaborazione con Tagliapietra, hanno un loro progetto musicale, The Former Life, nato come tributo ai Pink Floyd e oggi evolutosi in un eccellente combo di prog-rock intelligente, cerebrale ma mai stucchevole, autocompiacente o derivativo e sempre ricco di guizzi interessanti.

 

Ma torniamo all'album "Nella Pietra e nel Vento”: chi è Aldo Tagliapietra, oggi? Aldo è un artista che sa rinnovarsi, che non si siede sugli allori e che non rincorre inutilmente il passato. Questo disco non è un progetto-nostalgia, ma una valida raccolta di canzoni raffinate, che sicuramente conservano la freschezza del cantautorato di più nobile tradizione, ma che non deluderanno i fans del prog-rock: 10 tracce per circa tre quarti d'ora di musica, la classica formula del disco perfetto, senza divagazioni inutili, senza momenti che girano a vuoto su se stessi ma, comunque, con tutte quelle aperture strumentali che faranno felici i fans del grande prog: i lunghi tappeti di Hammond di sapore floydiano della title-track, che apre l'album, l'intrecciarsi degli arpeggi barocchi dell'organo e della chitarra acustica all'inizio di Silenzi e la splendida, monumentale impennata del Minimoog alla fine dello stesso brano, le ritmiche folkeggianti un po' alla Jethro Tull all'inizio di Il Grande Giardino, anch'essa ben punteggiata dal Moog, la dolcezza alla Branduardi di Sette passi, solo per citare pochi piccoli esempi, saranno miele per gli amanti della grande epopea prog de Le Orme.

 

Si potrebbe concludere dicendo che le atmosfere di questo disco, più che richiamare i classici del gruppo di provenienza, come “Felona & Sorona” o “Contrappunti”, evocano molto la 'Seconda Vita Progressiva' della band veneta, quella fatta di piccole-grandi perle ingiustamente un po' trascurate dalla critica e ancor più gravemente poco note al grande pubblico come “Il Fiume” e “Infinito”. La voce di Aldo, poi, sembra quasi ringiovanire a ogni anno che passa, sempre fresca, limpida e lirica in maniera commovente, e i suoi testi sono pura poesia, pregni di misticismo, di amore universale e sincero rispetto per la natura. Un'ultima "perla” per i prog-fan: la bellissima copertina è disegnata da Paul Whitehead (vi dice niente, solo per citare un titolo su tutti, "Nursery Cryme” dei Genesis?)

Alberto Sgarlato

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