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13 Febbraio 2015 , ,

Alessandro Petrillo NEI-SHI

2014 - Snowdonia-Torredei Records
[Uscita: 18/12/2014]

 

phpThumb_generated_thumbnailjpgSospeso tra indie pop di sperimentazione psichedelica e elettroacustica d’atmosfera. Alessandro Petrillo, fondatore dei Transgender, propone con “Nei-shi” il suo primo lavoro solista. Percussioni acustiche e Rhodes, gingilli elettronici in puro stile naif, parti recitate ed un incedere essenziale, scarno e pulito, in cui il gusto per la ricerca avant nulla toglie ad una musicalità e ad una ritmica regolare e gradevole. Una serie di samples tratti dal film “Le Grand Bleu” omaggiano, in Mer Noire, Jacques Mayol. The Surrealistic Object trae ispirazione da una performance di Herbert Read del 1937 e da altri frame televisivi. In tutto il disco c’è un racconto multimediale che per scansioni apre varie finestre, esplora diverse stanze sensoriali e diverse dinamiche cinematiche. Il fingerpicking acustico è il filo conduttore che collega questo album dei ricordi che stratifica epoche storiche e argomentazioni plurime. Nel caso di 1964 il focus è il problema razziale. L’indietronica dal sapore sconnesso, simile a una emittente incapace di cogliere, se non a tratti, un segnale disturbato, ci restituisce quasi riverberati i discorsi di Luther King e Malcom X. 

 

La percezione realistica e onirica si confondono nell’ultimo vibrato di corde che riarrangia in chiave folk un brano di Philip Glass, Closing, tratto dai suoi "Glassworks". Tutto si sfuma tra l’epico e lo sbiadito e forse proprio questa sembra essere la provocazione più mordace Alessandro-Petrilloe arguta che rende i toni sommessi e quasi soporiferi laceranti e languidamente intensi. A Ghost called Charlie è dedicata a Emanuela Aimi. Poi c’è, in Alda Merini, un provocatorio spezzone su La dismisura dell’anima, e le pause riflessive affidate ai delicatissimi acquerelli strumentali di Notturno e Short Soundtrack for a Thought (ful Walking). Pietro Rotelli impreziosisce la sfuggente estetica del lavoro con un artwork di difficile collocazione, un paesaggio che annega in un tramonto di sangue, caldo e straniante, surreale e immaginifico, perversamente malinconico, evocativo e rarefatto, una carezzevole stilettata nello stomaco. La voce impassibile e caldamente infantile di Alda Merini che narra l'inenarrabile. Un'opera pensata e impalcata con raffinatezza e perizia tecnica che non concede nulla al caso pur risultando fluida e per certi versi spartanamente minimale.

 

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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