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6 Aprile 2013

DuChamp NAR

2013 - Boring Machines
[Uscita: 8/04/2013]

DuChamp “NAR” (Boring MachinesSi tratta di una scienziata italiana al suo primo disco. Cinque brani di drone music piuttosto oscuri, misteriosi ma anche pregni di una grande suggestione spirituale che con grande intensità ci proietta nella dimensione più onirica e trasognata del ricordo e in un’analisi interiore che cerca senso nell’immanenza. Gemini è un bordone di accordion che si propaga per oltre nove minuti prima di schiudersi in lievi variabili di synth e al flebile, mantrico, sussurro della voce in mono nota. Protect me from what I want crea un effetto molto suggestivo nelle quasi impercettibili variazioni armoniche che intaccano il propagarsi uniforme del suono. E’ piuttosto curiosa la definizione che l’artista stessa dà nello spiegare il suo interesse per questo tipo di musica dei minimi termini e della persistenza. Viene associato al rumore del phon usato dalla mamma nella sua infanzia per asciugarsi i capelli. Ed in effetti a pensarci bene ha un che di profondamente rassicurante per un bambino piccolo, sentirsi cullato da suoni che si ripetono, come le ninne nanna, i jingle delicati dei carillon o il semplice canterellare sommesso e inarticolato di chi lo coccola e cerca di conciliarne il sonno. E’ quasi l’immagine inconscia del prendersi cura. Nello stesso tempo la sensorialità amplificata di un neonato è anche un bisogno imprescindibile, una seconda fonte di nutrimento, un affacciarsi alla vita raccogliendo stimoli esterni.

 

La seconda parte del disco fornisce un’interpretazione molto più variegata a quella che si può definire l’introduzione ipnotica iniziale. A workship è strutturata in forma canzone con l’ausilio del vero e proprio canto (la voche di DuChamp è supportata dal contrappunto maschile di Brian Pyle (Ensemble Economique, Starving Weirdos) le tastiere lugubri ci riportano ad un improbabile ma intrigante connubio tra il delirio visionario dei Suicide e i Velvet Underground capeggiati da una Nico sotto codeina. A way to grasp joy immediately abbassa nuovamente i toni con un tenue arpeggio di chitarra che si adagia sul riverbero ambient del sintetizzatore. C’è un duplice effetto di sospensione, di inquietudine montante che viene stemperato dall’assopirsi graduale delle eco metalliche a favore di tonalità più vicine al misticismo devozionale. La seduzione di questo disco sta proprio nell’intreccio di decadente e glaciale ombrosità e DuChamp “NAR” (Boring Machinesmisticismo, di mente e cuore, lucidità e abbandono. Cosa poteva mai provenire del resto dal rigore logico scientifico che tenta l’evasione in musica? Ci si addentra con l’ultimo pezzo Seisachtheia verso la religiosità della musica carnatica di tradizione indiana. Ritualità arcana, meditazione e contemplazione vengono evocati dal raffinatissimo duettare del sitar (Filipe Dias) e della chitarra baritono. Complessivi quarantadue minuti di immersione in cui siamo chiamati a confrontarci con noi stessi nel massimo raccoglimento. La vacuità del nostro senso di smarrimento può diventare quasi tattile nella deriva verso l’ignoto, ma allo stesso tempo il torpore apneico è un guscio ovattato che aneliamo, una fascinazione, una pausa necessaria per riflettersi e riconoscersi. Un album nicchia che vuole eleggersi rifugio per pochissimi adepti pronti ad assorbire e a votarsi ad un genere tanto poco ordinario. Non a caso edizione limitata a soli 300 LP rigorosamente in vinile.

Voto: 7/10
Romina Baldoni
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