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27 Dicembre 2018 , , ,

Crampo Eighteen MONKEY GARDEN

2018 - Autoproduzione
[Uscita: 22/12/2018]

#consigliatodadistorsioni    

 

FrontSecondo episodio discografico del progetto Crampo Eighteen, la “one man band” del pluristrumentista barese Nino Colaianni, già noto alle cronache musicali per la pregevole avventura con i That’s All Folks tra gli anni '90 e i primi 2.000.

Monkey Garden”: un mini full-lenght di sei tracce che rispetto al primo disco, “The Man With One Ear” (2016) marcano una più evidente svolta verso il voodoo blues, l’hard-stoner rock e la psichedelia da parte di Colaianni, ancora straordinariamente a fuoco in questo nuovo lavoro. Se il concetto di uomo solo al comando permane nell’opera del musicista barese, che registra in prima persona voci, chitarre slide, basso, drum machine e sintetizzatori, Colaianni questa volta si avvale di preziose collaborazioni tratte dal fertile humus musicale del capoluogo pugliese.

 

Dopo l’intro Keep Rollin’ (che compare anche nella compilation autoprodotta "Autospurghi vol​.​1-Suoni dalla Fossa Biologica", pubblicata in dicembre 2018), si scatena la furia blues-desert crrock (Bad Moon Rising) che l’artista riesce a riversare nel disco con grande gusto e coerenza. Atmosfere fluttuanti, riff di chitarra carica di delay e un mood psichedelico che avvolge tutto l’incedere dell’opera. Fra i sei brani proposti in questo “Monkey Garden” spiccano gli interventi dell’armonica di Pasquale Boffoli in Andvari e Sky is a Black Organ, pezzi (registrati con Claudio Colaianni alla batteria) che propongono con intelligenza e sfoggio di grande cultura musicale un cocktail vincente fra le polverose ambientazioni del deserto americano, tradizione blues e suggestioni psichedeliche che strizzano l’occhio alla tradizione orientale.

 

Sensazioni ampiamente confermate in tutto l’incedere del disco, che a metà del guado propone l’onirica Alien Earth: voce cantilenante che si fa cullare su un tappeto di chitarre blues perturbanti e una tessitura di sintetizzatore avvolgente, per poi sfociare nel super psichedelico assolo delle sei corde di Colaianni. Tra i momenti migliori di un album marienel complesso molto ben concepito ed eseguito è collocabile anche la conclusiva Mesmerize Yourself, con gli acidi e poderosi riff di chitarra che ben s’incastrano fra le ritmiche serrate scandite dalla batteria di Damiano Ceglie e il basso nervoso per un incedere dal puro sapore hard rock della prima ora. Con “Monkey Garden” Colaianni aggiunge un altro tassello importante a una carriera di tutto rispetto. Un musicista ispirato e in grado di rinnovarsi con costanza pur restando nel saldo alveo della sua tradizione musicale; un songwriter acido dal chiarissimo talento che non può che crescere con il prosieguo di questo visionario progetto solista.

Voto: 7,5/10
Riccardo Resta

Audio

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