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26 Settembre 2019 ,

TMO Joy

2019 - Cut-Up
[Uscita: 31/07/2019]

Della originale sperimentazione elettronica del duo spezzino TMO (Andrea Campanella e Daniele Virgilio) ci siamo occupati fin dagli esordi. "Joy" è il loro quinto album dopo "HO:ME" (2016) "Too" (2017) "Yasynth" e "TRЗE" (2018). Otto brani che si muovono all'insegna di timbriche e riverberi inediti e inesplorati ma che in qualche modo arrivano a declinare il post moderno anche servendosi - come giusto che sia - di un sentore di passato dell'avanguardia nobile della musica, vale a dire Luciano Berio e la sua lezione citazionista. Berio, anch'egli di origini liguri, è il nume tutelare da cui ripescare la metodologia più arguta per leggere, riplasmare e filtrare la realtà odierna. La manipolazione estemporanea messa in atto dai TMO, traduce con il suono la percezione che arriva dall'esterno ma addomesticata dal suono stesso e dalla sua natura intrinseca di perfezione. Non a caso infatti all'interno del disco viene citata una frase di Leonard Bernstein più attuale e più necessaria che mai: La nostra risposta alla violenza sarà fare musica più intensivamente, in modo più bello, più devoto che mai. Effetti, giochi di propagazione, cut-up di rumori trovati, processi stocastici che tratteggiano un ambiente astratto e dissonante figlio diretto della violenza e del caos ma forgiato a nuova estetica, ammansito dalla libera traiettoria che può intraprendere, dalla vorticosità/rotazione e infine dalla sua dispersione/sedimentazione nello spazio tempo. In questi otto passaggi c'è voglia di risveglio di consapevolezza che passa attraverso la lezione di grandi compositori come Scelsi e come Evangelisti che affidarono alla musica una missione alta di riscatto, di tramite escatologico, di liberazione dal senso di finitudine e di impotenza. Un cammino di riscatto quindi, che approda alla luce della gioia. Upsands Absence ci trascina nei meandri claustrofobici della caverna con le sue geometrie spigolose, le frequenze smorzate. Si percepisce l'idea di spazio chiuso e di collisione dell'onda sonora. Resonance Lapse ha un pattern rappreso che ancora una volta suggerisce visioni cupe e anguste enfatizzate da campionamenti abrasivi e cigolanti che a tratti rimandano a sentori indistinti di lamenti. Lamenti che in On the Other Land potrebbero ascriversi all'oltretomba, alla dannazione degli inferi. Nine Salvation lascia invece intravedere degli spiragli, il suono si affievolisce, si estende, si contorce lambendo pertugi inesplorati. Empireness of Being è un eccelso esperimento sulle fasce sonore, la prova di forza, la sollecitazione, la dichiarazione di sfida. Mount Misawa e Before Joy si basano sull'alternanza di luce e ombra, pieno vuoto, etereo impalpabile e densità elettrificata e in Joy c'è il magico incontro tra concretismo e armonia, la dualità degli opposti si mitiga in una semiotica dove convivono uomo e macchina, materia e spirito, corporeità e sensorialità.

Voto: 7.5/10
Romina Baldoni

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