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21 Febbraio 2017 ,

Il Pan del Diavolo SUPEREROI

2017 - La Tempesta Dischi
[Uscita: 17/02/2017]

Sono passati quasi tre anni da “Folkrockaboom”, precedente lavoro del duo palermitano Il Pan del Diavolo, che per questo suo “Supereroi” ha usufruito della collaborazione di Piero Pelù, che ha prodotto quattro (Supereroi, Aquila Solitaria, Qui e Adesso e Tornare da te) degli undici brani, di Tre Allegri Ragazzi Morti, di Umberto Maria Giardini, Francesco Giampaoli dei Sacri Cuori, Vincenzo Vasi (Capossela) e la violinista Laura Masotto. Come si vede nomi importanti per un disco che certamente non nasconde le sue più che legittime ambizioni di allargare la platea degli estimatori. Ma come spesso avviene, per il principio dell'eterogenesi dei fini, può accadere che si sappia da dove si parte, mentre la meta può restare enigmatica e diversa da quella che ci saremmo aspettati. Siamo andati a riascoltarci il disco del 2014, ebbene il confronto con questo, uscito poco meno di tre anni dopo, non è troppo lusinghiero per “Supereroi”, l'ascendenza folk che, unita a un'energia sorprendente per un duo e a testi rabbiosi e ironici, è stata il punto di forza de Il Pan del Diavolo, sembra si sia in buona parte diluita in un rock muscolare e fin troppo urlato, possibili effetti collaterali della cura Pelù?

 

panfotoMa veniamo in modo più particolareggiato alla musica, che si caratterizza per un suono molto forte, di impatto, con riff potenti e ritmati e una sezione ritmica dall'adeguata robustezza. Si inizia con lo skatenato ritmo di Sempre in fuga, mentre la title track si regge su una bella linea della chitarra elettrica e il testo ci dice che i veri supereroi sono gli esseri umani disillusi che combattono la loro vita quotidiana. Tornare da te, primo singolo estratto dall'album è forse un brano adatto per le radio, ma il tutto è alquanto piatto e monotono, stessa sensazione la dà Aquila solitaria, va meglio con la ritmata Strisce, che affronta in modo non moralistico, ma stringente il tema delle droghe pesanti. Decisamente bella invece L'amore che porti, una canzone intimista molto ispirata e con un testo suggestivo ed efficace «e ci rialziamo solo quando sconfitti / non sappiamo se mostrare i denti / mentre gli altri sembrano sempre così contenti», mentre La Finale è una ballata impetuosa, ma con un ritornello piuttosto banale, invece Messico è un bel country che scorre con scioltezza e naturalezza, impreziosito dal violino di Laura Masotto e altrettanto riuscita è Qui e adesso, appello alla coscienza e alla lotta «milioni di persone provano lo stesso / non saremo mai soli / se apri gli occhi adesso»; chiudono il disco i sei minuti di Gravità zero, forse il brano più ambizioso, c'è perfino il theremin in evidenza, ma purtroppo il suo ascolto, anche reiterato, non lascia tracce, stessa cosa per la pur gradevole Un mondo al contrario, scorre via innocua, perché è una canzone che non ha un suo vero punto di forza. Forse “Spereeroi” è un disco di transizione verso un domani di cui si fa fatica a comprendere la direzione, ma alcune belle canzoni e la sicura professionalità acquisita dal duo salvano l'album e costituiscono un buon capitale per il prossimo futuro. 

 

Voto: 6/10
Ignazio Gulotta

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