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10 Giugno 2012 ,

Herself HERSELF

2012 - Deambula Records
[Uscita: 3/04/2012]

Herself HERSELFGioele Valenti, classe 1973 da Palermo, in arte cantautore con il bizzarro nickname di Herself.  Prima di questo lavoro che porta semplicemente il suo pseudonimo è riuscito a registrare, cosa rara per la nostra gente, ben 3 dischi dal 2004 al 2008 di livello più che dignitoso. Dopo 4 anni di silenzio la Deambula Records, da Lanciano, una delle migliori small labels in circolazione da noi - in scuderia pure i francesi Ulan Bator ed i notevoli Ka Mate Ka Ora - ha dato a Gioele un' altra possibilità, perfettamente ricompensata dall'ascolto di questo ottimo "Herself". Valenti si è avvalso in questa occasione dell'apporto di Marco Campitelli, Aldo Ammirata al violoncello e basso e di Amaury Cambuzat dei sunnominati Ulan Bator alla voce ed al wurlitzer. Il disco va detto subito è molto vario, Herself sembra voler sfogliare il suo libro dei ricordi e cavare fuori le molteplici influenze ed ascolti che hanno contaminato il suo stile compositivo, e questa va a vantaggio della godibilità dell'insieme.

 

E così ascoltiamo echi di House of Love e Stone Roses in Here we are e  Funny Creatures, il Nick Drake con gli archi di Robert Kirby in Tempus Fugit, magica song e il Robyn Hitchcock più intimista in The River. Tempus Fugit 2 si trascina anche troppo nei suoi sei minuti, belle invece Luna Park e Passed away, che sanno tanto di Pink Floyd col cuore atomico (If ndr.). Le cose migliori stanno a fine percorso, Sugar free punk rock ad esempio, l'avrebbero potuta scrivere i Wilco, Something in this house delicatissima con  bellissimi inserti di archi e la conclusiva How you killed me, chitarra acustica e voce barrettiana ed un bel crescendo strumentale a metà brano. Una sottolineatura poi: tutti i nomi accostati a Herself e non solo in queste note, non sminuiscono l'originalità del suo songwriting, il solo accostarlo ai migliori artisti passati e presenti deve  essere motivo d'orgoglio per lui .

 

Ho letto spesso in rete che il nome di Herself viene associato al filone lo-fi: beh ... all'ascolto di questo disco tanta povertà di suono non l'ho riscontrata ad essere sinceri. Un disco davvero di grande spessore che fa il paio con quello rivelazione dell'anno passato, il bellissimo "Io?" di Marco Notari che muoveva dalle identiche coordinate, donandoci speranza per un nuovo modo di intendere il cantautorato italiano, lontano dai soliti stilemi strutturali che ne  hanno fatto la fortuna ma anche il limite.  Speriamo di non dover aspettare altri quattro anni per risentire parlare di lui, io non mi fido mai, ormai si sa nel belpaese italiota abbiamo una particolare allergia per i talenti e le menti pensanti.

 

Ricardo Martillos
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