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20 Aprile 2013 ,

BeMyDelay HAZY LIGHT

2013 - Boring Machines
[Uscita: 8/04/2013]

BeMyDelay “Hazy Lights” (Boring Machines, 8 Aprile Per avvolgerci in tutto il suo psicotropo magnetismo Marcella Riccardi, al suo secondo lavoro come BeMyDelay - sempre rigorosamente fedele a Boring Machines -, si riduce ad un minimalismo scarno che gioca con pochissimi, lievi, tocchi di acustica e l’intensità della sua interpretazione vocale. Viene persa l’impalpabile oleosità psichedelica presente in "To The Other Side" a favore di un folk blues assolutamente cerebrale in cui ogni eco flebile, ogni serica sfumatura, portata alla massima diluizione possibile, diventa percezione sensoriale. I Feared the Fury of my Wind è tratta da un poema di William Blake e come tale, porta l’intensità emotiva delle liriche in risalto assoluto sugli arpeggi di chitarra che sembrano diventare onde di propagazione della profondità delle parole, intervallo silente di contemplazione. You are my Sunshine sembra un’ode pastorale e bucolica. Molto interessanti le suggestioni quasi acquatili che intrecciano la voce e la parte strumentale che qui è messa in risalto dall’armonica. Qualcosa che vagamente ci rimanda al bellissimo lavoro di Moya Brennan “Whisper to the Wild Water” ma sicuramente più per la timbrica vocale molto simile che non per la cura e la sontuosità degli arrangiamenti che in "Hazy Lights" rimangono secondari, annegati in una caligine rarefatta che rende i contorni delle brume paesaggistiche sfocati, rarefatti, sospesi.

 

 

Seven Treasure è un altro malinconico intreccio folk che ci riporta all’intensità di Nick Drake. Un acquerello che gioca con leggerissime sfumature diluite, con tonalità che rimandano a cieli burrascosi. Bless Thee è anch’essa incentrata sulla sospensione, sull’attesa, sulla panoramica introspettiva. La labilità dei passaggi vocali in Ocean Drive giocati sui toni bassi e sulle modulazioni trascina in un illanguidimento ipnotico che è puro incanto. Senza forzature, senza auto indulgenze. Un lavoro di grandissima ispirazione e di completa messa a nudo emozionale che si rende palpabile, vibrante, magnetico, trascinante. Bellissimo anche il declamato in italiano di Mottetto della Sera d’Aprile, tratto da versi del poeta esponente della corrente dell’ermetismo Alfonso Gatto. Una bellezza delicata e fragilissima, come di petali algidi carezzati dal vento. Un’oasi che rappresenta il rumore dei nostri sentimenti rivisitati con decadente nostalgia. Pieni di speranza, rassegnazione, torpore, disincanto e voglia di ritrovarsi. Una malinconia che diventa amplificazione totale del sentire. Un ritorno a casa. Il ristabilimento dei propri equilibri emotivi, un cullarsi della propria essenza nel susseguirsi delle stagioni del cuore.

 

“Come la pioggia il cuore
scende in sé solo eterno
come in un lungo inverno
la neve dell'amore.

Tutta dolcezza e pianto
vorresti le parole
che chiudono da sole
la verità del canto.”

 

Voto: 7/10
Romina Baldoni
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