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25 Novembre 2014

Movie Star Junkies EVIL MOODS

2014 - Voodoo Rhythm-Goodfellas
[Uscita: 24/11/2014]

# Consigliato da Distorsioni

EvilMoods'Americana', riporta il tag a questa recensione. Sfidiamo infatti chiunque a dire che i Movie Star Junkies non siano americani. Invece sono italiani, piemontesi per la precisione. Tipicamente d’oltreoceano sono invece la loro musica e le loro fonti di ispirazione. Tra queste la letteratura della terra di Hemingway è tra le più forti, e il genere hard boiled permea questo quarto disco del gruppo, “Evil moods”, al punto che troviamo canzoni intitolate Jim Thompson, come il grande autore di “Getaway”, “The killer inside me” o “Pop. 1280” (“Colpo di spugna” in Italia), oppure Red harvest, come il romanzo di Dashiell Hammett (in Italia “Piombo e sangue”, pensate un po’…), da cui sono stati tratti “La sfida del samurai” e “Per un pugno di dollari”. La prima canzone si intitola A promise, ma quello che ci offre è una certezza, non solo una promessa: ascolteremo un disco rock, con tutti i crismi. Chitarre sferraglianti, basso profondo e batteria tengono un tempo di valzer, poi un organo farfisa inserisce una componente psichedelica col suo suono arcano. Notevole anche nella seguente Three time lost il lavoro delle chitarre, inizialmente pulite e sincopate, poi dal suono sporco quando devono ritagliarsi l’assolo.

 

Caratteristica dei brani, che il gruppo ha pensato in voluto contrasto col disco precedente, “Son of the dust”, è che le canzoni spesso seguono un’unica linea compositiva, rifiutando il ritornello (o “aggancio cantabile”, come direbbe un autore da festival di Sanremo) per strutturarsi come un unico flusso di coscienza, seguendo anche in questo l’ispirazione letteraria. Possono essere gli stacchi strumentali, come in Rising, a sostituire il ritornello. movieAlcune canzoni hanno anche spunti funkeggianti, come la già citata Jim Thompson, innervata da un’ottima sezione di fiati con spunti anche free. A suonarli Claudio Jolowicz, Jason Liebert e Bastian Dunckert, che si aggiungono alla formazione base, mentre Maximilian Wessenfeldt suona il vibrafono con gusto in Rising All sort of misery , canzone che sfodera un’anima blues. Un disco valido, l’ennesimo che ci giunge dalla provincia italiana e ci convince di più di tanti lavori che arrivano dalla Scozia o dal Texas. Si dirà che sono musiche derivative e sono altre le radici musicali italiane. Ma ormai viviamo in un mondo globalizzato. “L’America ci ha colonizzato l’inconscio”, scriveva Wim Wenders. Spesso ce l’ha colonizzato nel male, con il suo culto del successo, del denaro, dell’individualismo a tutti i costi. Ma c’è anche una Bad America, come direbbe un altro dei nostri eroi, Jeffrey Lee Pierce, che è quella che ci piace. È quella del rock e della grande letteratura, quella che ha ispirato i Movie Star Junkies.

 

Voto: 7.5/10
Alfredo Sgarlato

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