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11 Giugno 2018 ,

Enten Eller MINÓTAUROS

2018 - Autoproduzione
[Uscita: 30/05/2018]

Enten Eller MinotaurosC’è dell’epica, e non certo involontaria (ancor meno inconsapevole) nella musicalità e nel sound di Enten Eller, traente il nome collettivo dalla capitale opera del pensatore Kierkegaard, le cui speculazioni su estetica vs. etica non appaiono peraltro estranee alla progettualità di questa longeva quanto blasonata realtà nostrana. Nessuna pretestuosità dunque nei riferimenti, e particolarmente il Mito torna puntualmente (dopo titoli tra cui Cassandra, Medea, Euclide, Settimo Sigillo, Ecuba, Atlantide e Tiresia) quale spunto programmatico del nuovo lavoro che, com’è consuetudine per i lavori di Barbiero & C., è stato già condotto in forma scenica con una controparte di danza e gestualità, perpetuando una forma rappresentativa “multimediale” evidentemente antichissima.

La band coerentemente al proprio impianto stilistico (peraltro più della sommatoria degli indubbi talenti individuali) non indugia in virtuosismi a perdere ponendo piuttosto il fuoco sull’efficacia rappresentativa d’insieme, apprendendo come ogni strumento si sia Enten Eller 01adoperato a farsi anche entità cardinale del labirintico mito cretese: ora belligeranti, ora distesi, i lampi d’ottone di Alberto Mandarini si cimentano e alternano la messa di voce con la sferzante chitarra di Maurizio Brunod, dal torrenziale e sempre sicuro fraseggio, contornati da elettroniche vivide e funzionali, sospinti dalle corde basse plastiche, pulsanti e a tratti cullanti di Giovanni Maier, completandosi con la spazialità dell’assertiva percussione di Massimo Barbiero, tutti sinergici e contribuitivi al funzionale snodo narrativo così come alla suggestiva ricchezza di sound, che efficacemente transita da fluenti morfologie free ad un lirismo non ossequioso alle forme di maniera.

Enten Eller 02Il profilo relativamente schivo degli animatori non sminuisce il carattere di una delle realtà più blasonate dell’Euro-Jazz, che può fissare negli occhi la classicità del filone, la prima e più sostanziosa fusion e le forme contemporanee, stante la completezza linguistica ma soprattutto l’argomentata tensione formale della band, in un bilanciamento dinamico tra immaginifiche forze ancestrali e slancio modernista: nella sostanza non soltanto l’Epos (delle ispirazioni tematiche) quanto ed egualmente un tangibile Ethos confermano come la vigorosa band non si sia mai davvero smarcata dalla progettualità di un “jazz che lotta contro l’oblio” secondo un loro già vecchio ma non inattuale assunto.  

 

Voto: 8,5/10
Aldo Del Noce
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