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31 Dicembre 2016 , ,

Silent Carnival DROWNING AT LOW TIDE

2016 - Viceversa Records
[Uscita: 7/10/2016]

#consigliatodadistorsioni

 

Marco Giambrone ci aveva già stupito favorevolmente con l'album eponimo con cui aveva esordito col moniker Silent Carnival ormai due anni fa, e adesso conferma di essere una delle realtà musicali più interessanti del panorama italiano e non solo. Anche questo nuovo “Drowning At Low Tide” merita le parole di elogio che già tessemmo per il suo lavoro precedente, infatti Giambrone pur restando fedele alle atmosfere scure, plumbee, misteriose, ancestrali del suo debutto, continua a sorprenderci per la voglia di sperimentare, di intraprendere strade impervie e non scontate.

Drowning At Low Tide” è stato anch'esso prodotto da Carlo Natoli che ne ha anche curato la registrazione presso i Phantasma Recording Studio di Ragusa e prestato la voce per Holy Flames. Accanto a Giambrone, autore di tutte le musiche e dei testi, ma anche voce, chitarre, percussioni, synth, piano, troviamo Alfonso De Marco al basso, percussioni e coro, Caterina Fede all'organo, synth, armonium, autoharp, voce, mentre Carla Bozulich presta la sua voce in Flood, John Eichenseer la viola in Sick, Andrea Serrapiglio il violoncello in Last Dream of a Tree e Matteo Uggeri gli inquietanti field recordings in Downfall.

 

Drowning at Low Tide” si muove lungo i contorti meandri di un cupo incubo psichico, conduce l'ascoltatore in un trip doloroso nel quale l'annegare nella bassa marea è il restare invischiato nelle bassezze dell'esistenza e di una realtà fangosa che corrode e dilania e alla quale è impossibile adattarsi. Non c'è consolazione, ma solo la forza catartica della musica, rivelazione a noi stessi del magma nel quale viviamo. Current 93, Nick Cave, gli incubi percussivi degli Einstürzende Neubaten, gli esorcismi dark dei This Silent-CarnivalMortal Coil, i Black Heart Procession, i Codeine sono nomi che possiamo fare per trovare le musiche che hanno lasciato i loro echi nel disco di Silent Carnival. Il cui inizio con i toni sepolcrali di Across The Ocean ci immerge in un implacabile tunnel amniotico che non vede la luce nemmeno nella successiva, scheletrica Holy Flames, ma con Devotion la voce si fa urlata e grintosa, si giura e si promette sperando in una futura liberazione. Si prosegue con il minimalismo doloroso di Downfall con i suoi scarni suoni di chitarra e una sofferente autoharp il cui suono sembra provenire dai bui meandri della terra, mentre la tensione sembra placarsi con A Place, il canto si fa quasi melodioso, grazie anche alla seconda voce femminile, su un drone ipnotico di chitarra in un lento ritmo in levare, qui per un momento si tira fuori la testa dall'acqua e si fa un profondo respiro di apparente serenità. I sette minuti ossessivi dei ritmi industrial di Drifting avanzano implacabili e marziali per poi sfociare nelle torbide atmosfere che impregnano la tormentata Flood, grazie anche agli inquieti vocalizzi di Carla Bozulich, Last Dream of a Tree ci riporta alle atmosfere degli inizi, si chiude con le melodie e i ritmi ipnotici squarciati da una viola lacerante di Sick. Lavoro eccellente che ha il grande merito di non lasciare indifferenti.

 

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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