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16 Luglio 2016 ,

Lacuna Coil DELIRIUM

2016 - Century Media Records
[Uscita: 27/05/2016]

#consigliatodadistorsioni    

 

lacunacoildeliriumcdNon servono preamboli altisonanti o trovate retoriche per presentare l‘ottavo lavoro in studio della band milanese Lacuna Coil che con questo “Delirium” rafforzano la loro posizione eminente di prodotto italiano da esportazione. Dopo aver rivoluzionato negli anni ’00 gli stilemi del gothic metal e aver, di fatto, codificato il framework per ogni futura produzione alt-rock dai tratti crepuscolari svincolandola sia dalle velleità del maledettismo adolescenziale sia dalla rassicurante ascoltabilità di nicchia; dopo questa rivoluzione Lacuna Coil torna agli esordi confezionando un disco fatto di autocitazione senza compiacimento. E tuttavia questo ritorno è anche un superamento considerato il tasso tecnico elevato di Delirium. Chi ricorda l’EP d’esordio omonimo -era il 1997- della premiata ditta Ferro-Scabbia-Coti Zelati non potrà che notare una sorta di chiusura ideale di una storia iniziata proprio in quell’occasione. Non potrà altresì che notare un notevole scarto con quella produzione fulgida ma ancora immatura, tecnicamente scarna e ancora potenzialmente aperta a tutte le soluzioni; in Delirium vi è un ritorno su quegli stessi temi, una assunzione matura di quelle scelte e la rivendicazione di un percorso quasi unico nel panorama musicale nazionale.

coil2È così che The House oh Shame apre il disco, ricordandoci per quali ragioni Lacuna Coil è apprezzato in gran parte de globo terracqueo: cori eterei, impatto sonoro/emotivo e un Beauty and the Beast tecnicamente perfetto. La successiva Broken Thing non cambia di molto quanto detto se non per una morbidezza armonica d fondo in costante contrappunto con lo scream/growl molto caricato di Andrea Ferro che conferma lo stato di grazia anche sul pulito (o quasi) della successiva Delirium, la traccia che dà il titolo all’album è che a suo modo è un piccolo saggio delle qualità di Lacuna Coil e una sorta di filo rosso che unisce tutta la sua storia: melodia, potenza, trovate armoniche interessanti e qualche ripetizione di troppo.

 

Più legata alle origini, la successiva Blood, Tears, Dust mostra che l’amore per Paradise Lost e sodali vari non è mai venuto meno, anzi si è arricchito di una riconoscibilissima personalità negli arrangiamenti anche grazie alla presenza di Mark Vollelunga dei Nothing More. Arrangiamenti che si misurano con l’aspetto orchestrale della forma canzone nella successiva Downfall, una quasi-ballad più piana e misurata sia nei toni che nella creatività.

coil1Take me Home e You Love me ‘Cause I Hate You sono composizioni di passaggio, in alcuni punti molto interessanti, soprattutto nella seconda, per la sperimentazione di soluzioni compositive che provano a giocare con i generi musicali e la sovrapposizione di timbri vocali dissonanti.  Sorprende anche l’ascoltatore più scaltrito la successiva Ghost in the Mist, piccolo capolavoro di crossover gothic pienamente riuscito nel tentativo di fondere violenza sonora, piacevolezza melodica, lordura della distorsione e background di archi. My Demons e Claustophobia infine nel tentativo di non alienarsi i meno avvezzi alla sperimentazione compositiva mantengono comunque alto lo standard qualitativo e si caratterizzano per una forte vocazione radiofonica e spiccatamente mainstream molto vicina ai nomi noti dell’alternative metal globale. Chiude il disco Ultima Ratio, un concentrato di tecnica vocale condotto magistralmente da Cristina Scabbia, sigillo potente e con aperture sul goth metal elettronico fine anni ’90 niente affatto scontato. Da tempo Lacuna Coil non produceva un disco così. Potente e capace di attaccarsi alla pelle con quella tristezza così poco seria che caratterizza i momenti più ispirati della band. 

 

Voto: 7.5/10
Luca Gori

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