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2 Ottobre 2012 ,

Med In Itali COLTIVARE PIANTE GRASSE

2012 - Libellula Music/Audioglobe
[Uscita: 11/09/2012]

MED IN ITALI   “Coltivare piante grasse# Consigliato da DISTORSIONI

 

Undici tracce di una bellezza limpida. Genuinità acustica pregna di rara eleganza. Esordio ottimo per gli ex buskers Niccolò Maffei (chitarra e voce) e Matteo Bessone (batteria e percussioni). Sodalizio nato sulle strade d’Irlanda e dilatatosi attraverso contaminazioni che vedono le matrici jazz e rock assumere nuove forme attraverso il contributo di Amedeo Spagnolo (sax e clarinetto) e Josh Sanfelici. Mia identità e Non mi stanco abbagliano per nitore e sensualità armonica. 7 fiori e l’ouverture di Perle umide profumano di Zappa e Zeppelin annegati nel pieno sottobosco che un tempo sarebbe stato definito psichedelico, ma nel senso dato a questa parola da gente come Jerry Garcia e i suoi Grateful Dead o Third Ear Band. Rabbia è un lampo nel cervello. Musicista precario sprazzi di reggae e di realtà.  La voce e la chitarra di Matteo giocano, fluttuando sinuose, con fiati e percussioni. Perdonatemi il neologismo eretico di “grunge-jazz”. In alcuni momenti sembra aleggiare lo spirito di Alice in Chains o Pearl Jam filtrati da un’acoustic band COREAna in fulgido trip.

 

In altri un santo incontro tra il Fossati di 600 giorni e il Fausto Rossi di Hotel Plaza. Nati nel 2007, due ep “Soluzione  al tempo” e “Bruco”, rispettivamente del 2008 e del 2010, e una marea di concerti e collaborazioni alle spalle. Concerti con Morgan, Marta sui Tubi, Roberto Angelini, LnRipley. Tutto questo ci offre una band melodicamente ammaliante e trascinante oltre che musicalmente esperta e convincente. Spiccano le tessiture armoniche di voci chitarre e sax, ma supportate da un tappeto ritmico di gran classe. Tempi spezzati e testi di altissima qualità. Un disco “fuori”, ma assolutamente orecchiabile. Ricercato, ma pronto per un pubblico vasto. È l’identikit di un capolavoro? Non so. Ma di certo i ripetuti ascolti spingono a questa convinzione. Raffinato ed esplosivo. Coraggioso e sincero. Disco in studio che suona come un live, valore aggiunto a un lavoro eccelso. Un viaggio variopinto, ironico e riflessivo con la illustre e sentita collaborazione di Matteo Negrin e Luca Begonia. Un disco che merita lodi e che, si spera, finisca nella valigia dei ricordi di qualche ascoltatore ben avveduto o di qualche addetto ai lavori non troppo distratto. È bello ascoltare dischi così. Ti colpiscono e ti fanno innamorare e li vuoi riascoltare. Gente che suona e che ti fa sognare… e pensare. Non è poco. 

Maurizio Galasso

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