Supertempo BROTHER SUN, SISTER MOON

Sin dalla copertina in stile “flower power” questo disco trova il suo posto nello scaffale garage/sixties. Ci sta a pennello, diciamolo subito, con i suoi chitarroni fuzz, poche pennellate di organo hammond, i tempi belli quadrati e pestati, la voce registrata un po’ “indietro”, i coretti e tutto quello che ci vuole per costruire un ottimo prodotto di genere, ma non è un disco legato solo a quelle sonorità, c’è dentro parecchio punk, un pizzico di blues e country. I Supertempo sono tre ragazzi veneziani, Federico Mellinato (chitarra, basso e voce), Stefano Michieletto (basso, chitarra e voce) e Marco Fabris (batteria). Formazione classica, quindi, per sonorità, appunto, classiche, pezzi fulminei, quasi tutti sotto i due minuti, pieni di riff assassini e potenti, piacevolmente a bassa fedeltà. 

I suoni sono sporchi e distorti, ma la qualità della registrazione è comunque buona, come la pronuncia del cantato, fatto abbastanza raro. Permettetemi un’annotazione in merito: troppi dischi di band italiane peccano proprio in questo dettaglio, magari non essenziale, ma comunque segnale di professionalità. Non è forse questa la sede per approfondire certi discorsi, qui si tratta di parlare di questi ragazzi e del loro disco, che si guadagna l’attenzione non per l’originalità, com’è ovvio visto quanto detto sopra, ma certo per spontaneità e piacevolezza. E non potrebbe essere altrimenti: il disco si apre con un crescendo in piccante salsa garage–punk, rappresentato dai primi, irresistibili, tre pezzi. Messi in buona disposizione d’animo da questo attacco fulminante, è un piacere arrivare alla fine di quest’ottimo esordio, senza alcuna caduta di tono.